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L'INTERVISTA

Da 12 giorni è blindato tra le quattro mura della sua camera da letto “e nessuno sa dirmi ancora quando guarirò”. Un fardello di ansia in più in questi giorni difficili. Al telefono la voce è stanca, le frasi lente e annoiate. Questa mattina (mercoledì 25 marzo) la telefonata dell’Ausl: “Il suo tampone al Coronavirus è risultato positivo”. 50 anni da sempre a Cesenatico, artigiano in una ditta locale: è lui il paziente numero 14 di Cesenatico. E la sua storia parte il 14 marzo scorso.

Come è iniziata questa brutta esperienza?

“Nella notte di venerdì 14 marzo ho avuto 38 di febbre. La mattina, per la verità, era già spartita ma, visto quello che stava accadendo mi sono chiuso in camera da letto, mentre ho lasciato a mia moglie e a mia figlia la restante parte della casa. Sabato 15 marzo ho iniziato ad avere qualche colpo di tosse e martedì 17 marzo l’azienda per la quale lavoro mi ha chiamato informandomi che una dipendente era risultata positiva al Covid-19. L’azienda ha chiuso e i 10 dipendenti (tra cui io) che avevano avuto contatto con questa persona contagiata sono stati messi in quarantena. Da questo momento l’Ausl mi ha contattato, dicendomi che ogni giorno mi avrebbero chiamato per capire le mie condizioni di salute. In realtà ho ricevuto solo due telefonate. Venerdì 20 marzo mia moglie ha chiamato per avere informazioni e, solo dopo quella sollecitazione, mi hanno richiamato tre giorni dopo, lunedì 23 marzo. Al telefono ho detto all’operatore Ausl che nei giorni precedenti avevo perso gusto e olfatto e martedì 24 marzo sono venuti a farmi il tampone, il risultato positivo al virus mi è arrivato questa mattina (mercoledì 25 marzo) e da oggi anche mia moglie e mia figlia sono state messe in quarantena. Sempre oggi anche mia figlia ha perso il gusto…”.

Le hanno detto quando finirà la sua quarantena?

“Bella domanda! Quando l’ho chiesto ai medici mi hanno risposto fino a quando non guarisci, ma io come faccio a saperlo? Da quando parte la quarantena ci dovrebbero chiamare ogni giorno per capire come stiamo, vedremo se questa volta sarà così”.

Secondo la sua esperienza personale come valuta l’organizzazione sanitaria di questa pandemia?

“Quando sono venuti a farmi il tampone ho chiesto che fosse eseguito anche a mia moglie e mia figlia. La risposta è stata negativa: ‘E’ l’Ausl che decide’, è stata la risposta. Credo che, fin da subito, la situazione non sia stata gestita nel modo migliore. Perchè se io ero in quarantena, anche mia moglie e mia figlia che abitano sotto il mio stesso tetto avrebbero dovuto essere sottoposte alla stessa misura. Loro fino ad oggi potevano uscire per andare a fare la spesa o andare in farmacia e questo non è giusto perchè in casa avevano una persona in isolamento con i sintomi del virus e loro, uscendo, potevano infettare qualcuno, nonostante usassero con grande attenzione mascherine e guanti”.

Quali sono stati i sintomi che lei ha avuto?

“E’ partito tutto con la febbre a 38. Poi è sparita da sola e ogni tanto torna la sera a 37,5. Ho qualche colpo di tosse, bruciore alla gola e ho perso il gusto e l’olfatto. Inoltre per due giorni ho avuto dissenteria”.

Sta prendendo o le hanno prescritto medicinali?

“No, non mi hanno prescritto nulla. Ho preso solo un antinfiammatorio mucolitico in polvere per la tosse e vitamina C” (nella foto sopra il comodino della sua camera da letto, nrd.)

“Perchè a mia moglie e a mia figlia non hanno imposto l’isolamento?”

Vivendo insieme ad altre persone, come riesce a gestire l’isolamento?

“Io vivo in camera da letto da 12 giorni, esco solo per andare in bagno e mi mettono colazione, pranzo e cena fuori dalla porta. I piatti si lavano con candeggina, così come il bagno dopo che sono uscito io. Inoltre, ogni volta che tocco qualcosa fuori dalla mia camera, passo tutto con alcol. Un inferno!”.

Quando pensa di avere contratto il virus?

“In ufficio eravamo quattro persone e, anche se ognuno aveva la propria scrivania, ci passavamo i fogli e i documenti. Però nei giorni precedenti sono stato a lavorare a Rimini e a Riccione, non posso essere certo di averlo contratto in azienda”.

Come passa le sue giornate tra le quattro mura della camera da letto?

“Due palle! Si può dire? Ho finito di leggere una serie di fumetti e ne ho iniziata un’altra, poi guardo la tv e ho imparato a giocare a Sudoku”.

“Questa malattia ti toglie ogni stimolo”

E a livello psicologico, quali sono i pensieri che le passano per la testa?

“Diciamo che per i sintomi che al momento ho, mi è andata bene, ma la cosa più brutta è quella di non sapere quando passerà. Non hai stimoli per passare le giornate. Inoltre sapere che ho costretto in quarantena anche mia moglie e mia figlia è un’altra cosa che mi destabilizza”.

La prima cosa che farà quando sarà “libero”?

“Un giro in bicicletta o una corsa”.

Chi vorrà abbracciare per primo quando uscirà dall’isolamento?

“Chi mi ha sopportato per un mese… mia moglie e mia figlia insieme”.

Un appello a chi ancora non ha capito che deve rimanere a casa…

“Questo virus è una guerra, si può morire. Dobbiamo rispettare le regole, non fare i fenomeni, essere consapevoli che facciamo parte di una società civile e dimostrarlo. Con i fatti”.

“Questo virus è una guerra, si può morire”

 
Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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