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Si è spento a Longiano nel pomeriggio del 25 marzo, a 92 anni, Elviro Battistini, uno degli ultimi, storici componenti della “Ghenga”.

Persona notissima a Cesenatico, per l’estremo saluto la chiesa di San Giacomo probabilmente non sarebbe bastata. Ma ai tempi infausti del coronavirus, i suoi funerali sono stati celebrati oggi solo in forma riservata e così, dopo un breve viaggio al crematorio di Cesena, le spoglie di Elviro hanno varcato la soglia del cimitero di Cesenatico accompagnate soltanto dalle figlie Monica e Paola e dalla moglie Tiziana. Assieme a loro si sono stretti idealmente i generi Patrizio e Kerim ed i nipoti Ilaria, Federica, Lorenzo e Gherardo.

Con Elviro se ne va un altro della “Ghenga”, così vennero soprannominati i ragazzi della classe 1928, ormai tutti scomparsi (in vita è rimasto solo suo cugino Giuliano Taioli).

Gagliardi e burloni, con le scarpe bucate e le ginocchia sbucciate, quelli della “Ghenga” erano per la maggior parte studenti in una Cesenatico in cui chi andava a scuola veniva considerato ancora un perditempo. Eppure, con l’animo intraprendente degli “sciuscià” di Romagna, tra le macerie e la miseria del dopoguerra, quei giovani ragazzi di strada gettarono le basi per il boom economico che, tra gli anni ’50 e ’60, tramutarono Cesenatico in una capitale internazionale del turismo.

La Ghenga 1948 era anche una squadra di calcio. Giocavano con un pallone di cuoio cucito a mano, acquistato tra immani sacrifici con una colletta. I campi erano in centro, dietro la stazione ferroviaria ed i primi anni, in mezzo ai pali, giocava un certo Giorgio Ghezzi (classe 1930).

Furono loro a costruire, nei capannoni dietro l’hotel Pino, il leggendario “Barracuda”, il primo cutter di Cesenatico e l’ultima barca da lavoro a vela dell’Adriatico.

Assieme a tanti altri pionieri del turismo – tra cui Primo Grassi – Elviro fu uno dei grandi protagonisti della ricostruzione. Nato nel 1928 da un’umile famiglia di pescivendoli, la sua infanzia la trascorse tra le banchine del porto canale. Il suo trisavolo abitava in via Fiorentini, nelle strade delle ghiacciaie, mentre suo nonno risiedeva nella bassa Vallona dove, di fronte alla casa di Marino Moretti, assieme alla moglie, gestiva una bancarella della frutta.

Dalla tenera età di 9 anni, Elviro ha sempre lavorato. A 16 anni, raccontava, era stato reclutato dai soldati tedeschi per scavare le trincee. Poi, finita la guerra, aveva iniziato il mestiere di tipografo e, con i primi guadagni, aveva acquistato il terreno su cui sarebbe nata la sua prima casa.

Avrebbe voluto un giorno aprire una tipografia tutta sua, ma quello restò il grande rimpianto della sua vita. Ripiegò così nell’attività del padre, diventando anche lui un venditore ambulante di pesce. Gestì per tanti anni un banco nella pescheria comunale di Forlì. L’attività si fermò solo durante la guerra, perché le navi furono tutte affondate e così, senza perdersi d’animo, assieme al padre, iniziò a vendere frutta.

Tra gli anni ’60 e gli anni ’90, da semplice ambulante, diventò uno dei più importanti e stimati commercianti all’ingrosso di pesce fresco e congelato della città. In pochi anni si fece una clientela vastissima: dapprima le piccole pensioncine a conduzione familiare, poi i grandi alberghi, i cinque stelle della riviera, da Cesenatico a Rimini, da Riccione ad Abano Terme.

Serviva gran parte dei ristoranti e delle pescherie di Cesenatico, ma non solo. Esportava nei mercati ittici di Bologna, Chioggia e Milano. Era stimato per la sua serietà e la grande esperienza nel settore, ma soprattutto per la sua capacità di formare i suoi dipendenti. Tanti imprenditori che oggi in città gestiscono aziende importanti nel comparto ittico hanno imparato tutto da lui.

Dimostrò anche grande spirito imprenditoriale quando aprì il primo mini-market di prelibatezze di pesce. Di lui e dell’amico Primo Grassi si occupò anche una prestigiosa rivista svedese, incuriosita dalla geniale intraprendenza di quegli infaticabili pionieri della ricostruzione. Negli anni 80′ poi il sodalizio con il colosso MAAR di Rimini con cui ha lavorato fino ad 82 anni.

Nel 1981 aveva acquistato la Fabbrica del ghiaccio per farne un magazzino del pesce, ma il progetto non venne mai alla luce e, ancora oggi, dopo 40 anni, a gestirlo è il genero Patrizio che ne ha mantenuto la funzione originaria, mettendola a disposizione, oggi come nel passato, dell’intera marineria di Cesenatico.

Negli ultimi tempi le sue condizioni di salute erano via via peggiorate ed Elviro aveva trovato conforto nella struttura per anziani “Castello” di Longiano, dove nel pomeriggio del 25 marzo ha salutato la Ghenga ed è passato a miglior vita.

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