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“Le sigarette? Sì, ma niente carta di credito, qui si accettano solo contanti”.

Questo si sono sentiti rispondere, nei giorni confusi del virus, molti fumatori dai loro tabaccai, malgrado dal giugno scorso sia in vigore, come noto, la norma che impone a tutti gli esercenti l’accettazione del pagamento Pos per importi superiori ai 30 euro (anche se, va detto, il legislatore non ha previsto una sanzione per chi non si attiene alla norma).

A parte qualche eccezione (il tabaccaio di viale Roma davanti all’Arcadia), invece, la maggior parte dei tabaccai di Cesenatico ha deciso di mettere al bando i pagamenti con carta di credito e, anche per importi superiori ai 30 euro (la classica stecca di sigarette), accettare solo denaro contante.

Ma che cosa è cambiato in questi giorni? Sul piano normativo assolutamente nulla. E pare sia proprio questo il problema. Essere costretti a mantenere aperta una sala tabacchi di questi tempi – senza lotto né slot e con pochissima gente in giro – non è andato giù a molti esercenti. Gli incassi dei servizi complementari (spedizione di denaro, pagamento di bollette) si sono ridotti drasticamente e dunque la vendita di sigarette resta l’unica fonte continuativa di introiti.

Ma il margine di guadagno che i Monopoli concedono ai tabaccai sulle sigarette è molto basso. Talmente risicato da essere, di fatto, quasi annullato dal pagamento delle commissioni di una carta di credito. Dunque, vendere una stecca di sigarette ad un cliente che paga con Visa o Mastercard equivale ad una vendita quasi senza profitto.

Da qui la scelta di molti tabaccai di rifiutare, malgrado le disposizioni di legge, il pagamento con la carta di credito.

Un problema per tanti fumatori, ma anche una mano generosa alla diffusione del Covid-19: il denaro, infatti, soprattutto le monete, rappresentano un potenziale veicolo di contagio e dunque il pagamento con carte elettroniche, almeno di questi tempi, dovrebbe essere incoraggiato.

 
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