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di Erika Bartoli

“Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima; il passato non esiste in quanto non è più; il futuro non esiste in quanto deve ancora essere e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro” (Sant’Agostino)

Passato e futuro. Ciò che è stato e ciò che sarà. Impossibile modificare il primo, complicato prevedere il secondo.

In questi giorni di reclusione forzata con la costante incertezza del domani, incollati come ventose davanti alla tv, inermi di fronte alle notizie che arrivano come pugnalate, attraverso numeri che preghiamo siano sempre più bassi ed immagini che ci fanno lacrimare in silenzio, una cosa positiva a cui aggrapparci la dobbiamo trovare. E pensare a noi, non in modo egoistico, ma spigolando tra passato e futuro, potrebbe esserci di grande aiuto.

E allora, vi abbiamo chiesto: ripensando ad un mese fa, faresti qualcosa che hai rimandato per pigrizia, paura o indecisione?

Enrica, farmacista presso la Farmacia Faedi di Cesenatico: “Sicuramente vedrei più spesso alcune persone che non frequento da tempo. Il mio motto ‘Ah, lo farò un altro giorno, adesso non ho tempo’, ha perso di valore perché, in verità, mi sto rendendo conto che le situazioni possono cambiare drasticamente da un giorno all’altro”.

Quali sono, pensando al “dopo”, i tuoi timori più grandi? Ed il tuo modo di vivere gli affetti e le priorità stanno cambiando? “La domanda che mi tormenta di più, pensando al dopo, è se tutti quanti saremo capaci di risollevarci a livello economico. Penso a tutte le persone che oggi non possono andare a lavorare, sono davvero tante. Mi spaventa l’impatto emotivo che sicuramente sarà molto forte e penso a quanto sarà difficile, per molti, rialzarsi in piedi. Prima del virus, avevamo perso un po’ di vista quelli che sono i valori fondamentali, anche i più semplici e basilari, come trascorrere un’intera giornata con i propri genitori, dando per scontato che loro sono lì, anche domani e domani ancora. Eravamo tutti troppo impegnati in cose futili e, senza accorgercene, avevamo perso di vista le nostre priorità, incapaci ormai di riconoscere ciò che è importante da ciò che non lo è. Il pensare ‘non ho detto a quella persona che le voglio bene’ e avere paura di non poterlo più fare. Ecco cosa mi spaventa di più di questa mia nuova vita”.

Francesco, medico di medicina generale e di PPI: “Forse, con il senno di poi, sarei andato a trovare la mia famiglia molto più spesso. Attualmente sono in quarantena, sto lavorando molto e non posso più vedere i mie cari. Un mese fa avevo appena intrapreso la carriera da MMG (Medico di medicina generale) ed ero troppo concentrato sul lavoro. Adesso come adesso, mi ritaglierei sicuramente più spazio per i miei affetti”.

“Questa situazione – prosegue – ha messo in discussione tutte le mie certezze. Quando tutto sarà finito dovremo ricucire un po’ i rapporti umani e dovremo ritrovare la fiducia gli uni negli altri. Speriamo che almeno si riabiliti un po’ la figura del medico. L’unica nota negativa è che c’è stato bisogno di mettere a rischio la nostra vita per accorgercene. L’impatto sarà comunque enorme e multidisciplinare ed è proprio questo che le persone non hanno ancora capito, pensano che la quarantena sia uno scherzo”.

Gabriele Gualtieri, titolare del “Bagno Romana” a Ponente: “Io mi trovavo all’estero quando ho capito che le cose non si stavano mettendo bene. Sono comunque voluto rientrare in Italia per stare vicino ai miei cari, nel caso ci fosse stato bisogno”.

“Il dopo lo vedo molto grigio, pagheremo tutti un prezzo salatissimo a questa pandemia. Ma dovremo essere bravi a rialzarci subito, a ricominciare a lavorare sodo per far ripartire la nostra economia. Fortunatamente continuo a tenere i rapporti con i miei clienti grazie alla tecnologia. Ovvio che mi manca il contatto diretto con la gente, come penso a tutti. A me piace vivere in mezzo alle persone, sentirne la presenza… ecco, questo mi manca molto”.

Michela, titolare di un hotel a Cesenatico: “Ripensando ad un mese fa, sicuramente non farei determinati investimenti in albergo con tanto anticipo, ma aspetterei di vedere come si evolve la situazione. Attualmente ci sono parecchi timori. Il primo è di natura economica perché nessuno sa ancora quanto durerà questa quarantena. In più, quando tutto sarà risolto, bisognerà vedere quante persone avranno la possibilità e soprattutto la voglia di andare in ferie dopo essere stati diversi mesi senza lavoro, dopo avere utilizzato tutte le ferie che avevano a disposizione e dopo avere subito dei lutti. Sarà importante capire quanto tempo ci vorrà affinché le persone riacquistino fiducia nello spostarsi, partendo sempre e comunque dal concetto che la salvaguardia della salute è la priorità assoluta”.

Matteo ha 12 anni e frequenta la scuola media “Panzini” di Bellaria: “Sto vivendo in una dimensione strana, a volte mi sembra un brutto sogno. La cosa più brutta è quella di non poter fare tantissime cose a cui ero abituato e che davo per scontato. Ogni giorno penso a quando finirà, a quando potrò uscire e tornare a divertirmi con gli amici, ma anche a quando potrò riabbracciare i miei zii e i miei cugini ma soprattutto i miei nonni. Ora posso solo video chiamarli! In questo momento noi siamo a casa, non ci pensiamo nemmeno ad uscire. Se tutti avessero rispetto per gli altri – conclude – forse non ci sarebbero così tanti contagi”.

Alessandro, con la sensibilità dei suoi 8 anni, ha fotografato la sua realtà: “E’ da tanti giorni che sono a casa da scuola, ormai non li conto più! Sono molto triste perché non posso più vedere i miei amici, giocare con loro ad ‘acchiapparella’ e a pallavolo. Mi mancano i loro abbracci. Adesso trascorro tutte le mie giornate a casa con i miei genitori e mio fratello. Esce solo la mia mamma per fare la spesa, con la mascherina e i guanti”.     

Adele, 19 anni, cesenaticense, studentessa universitaria ad Urbino: “Essendo al primo anno di università mi sono concentrata molto su me stessa, sulle lezioni e sullo studio, tralasciando altri aspetti importanti della mia vita. Ecco, sicuramente, rivaluterei alcuni rapporti con amici e persone a me care, dedicando loro più tempo. Ho paura di non poter fare la stagione estiva perché per me è veramente importante lavorare quei 4 mesi per mettere da parte un po’ di soldi e potermi permettere qualche spesa extra senza pesare sul bilancio familiare. Quella che sto vivendo è una situazione molto pesante: non posso vedere il mio fidanzato perché risiede fuori comune ma mi rendo conto che ci sono altre priorità molto più importanti ed il mio modo di vivere gli affetti sta assumendo una dimensione nuova e più profonda. Penso, ad esempio, che aiutare in famiglia e soprattutto i miei nonni sia veramente prioritario e, quello che prima davo per scontato, ora non lo è più. Andare a casa dei miei nonni, anche solo per prendere un caffè, mi manca tantissimo, anche se prima non me ne rendevo conto. Il rapporto con mia mamma si sta rafforzando, lei è davvero una persona forte, capace di trasmettere positività e mi sto rendendo conto di quanto la sua presenza sia davvero fondamentale per la mia crescita. Prima davo per scontato anche questo”.

“Prima” del Covid-19 tutti avevamo una vita, la nostra vita, fatta di riferimenti, affetti, sogni e buoni propositi. Ora non ci resta che aspettare, con fiducia e un pizzico d’ansia, il “dopo” Covid-19. Un dopo che, probabilmente, ci costringerà a rivedere ‘le nostre certezze’ e a ridisegnare le nostre priorità. E facendo i conti con noi stessi, non è da escludere che ci saranno anche coloro che non vorranno più tornare alla loro vita precedente.

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