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di Roberta Spada

Tutte le scuole, nei limiti delle disponibilità tecnologiche e delle competenze digitali dei loro insegnanti, si sono adoperate durante la quarantena da Coronavirus per mettere in pratica, in qualche modo, una didattica a distanza. C’è chi ha potuto contare su percorsi informatici già collaudati e chi, invece, ha dovuto improvvisare.

In tutti i casi, però, a fare la differenza è stata l’intraprendenza dei singoli insegnanti. Tutti, a fine mese, percepiranno lo stesso stipendio, ma qualcuno è sparito, altri hanno quantomeno provveduto ad assegnare i compiti con regolarità, altri ancora – anche sotto il pressing dei genitori – hanno lavorato per costruire modalità didattiche più strutturate.

A Cesenatico, in particolare, nelle scuole primarie, la didattica multimediale con lezioni in video conferenza non era mai stata attivata. Solo dal 14 aprile, in tutte le scuole del 1° e 2° circolo didattico, seppur a macchia di leopardo, partiranno le prime lezioni online.

C’è da aspettarsi, però, un logico periodo di assestamento legato alla formazione sia degli insegnanti che dei genitori degli scolari. Ma – dopo le vacanze pasquali – anche i bambini delle elementari di Cesenatico inizieranno finalmente questa nuova esperienza multimediale. Dopo quella data, infatti, al normale invio telematico dei compiti (pratica diffusa, attraverso google drive o whatsapp, in tutti i plessi scolastici del territorio), debutteranno anche le prime web video-conference.

La ministra dell’istruzione Azzolina, nelle scorse settimane, si è più volte raccomandata coi docenti delle suole primarie affinché inviassero periodicamente registrazioni di saluti e di lettura per far sentire i bambini ancora parte integrante del gruppo classe.

Il timore, per gli scolari più piccoli, era infatti quello di non riuscire a mantenere alta l’attenzione sulla scuola, di dimenticarsi completamente le nozioni acquisite e di sentirsi abbandonati da maestre e amici.

In altri comuni vicino al nostro, come Rimini, la didattica online è una realtà molto più collaudata anche per i bambini di scuola primaria. In quasi tutte le scuole, ogni giorno – per almeno un’ora – una maestra si collega in videoconferenza, si saluta con gli allievi, spiega i compiti e poi controlla l’operato.

Le prime analisi parlano di “esperienza positiva”, ma la didattica multimediale per bambini così piccoli è sempre la soluzione migliore? I pareri sono discordanti. Alcuni esperti sostengono che bambini di età scolare non hanno una soglia dell’attenzione tale da poter affrontare la scuola a distanza senza l’aiuto di un genitore che, spesso, deve lavorare anche lui in smart working.

Inoltre, in famiglie con più figli, mancano spesso i supporti tecnologici per tutti e le competenze stesse dei genitori sono limitate. E il problema dell’analfabetismo digitale emerge purtroppo anche tra gli insegnanti.

La scuola primaria italiana, dunque, salvo rari casi, non era pronta ad affrontare una didattica a distanza. Il mondo scuola si è auto-formato e i docenti si sono gestiti da soli senza una vera preparazione specifica. Dunque, solo grazie alla volontà e alla professionalità dei maestri, molti bambini di Cesenatico hanno potuto continuare un lavoro settimanale regolare ripassando le nozioni già acquisite a scuola.

Ma allora qual è la scelta migliore? Qual è il bene per i nostri figli?

In un momento di crisi come questo rimanere immobili sarebbe letale. La scuola deve far sentire la sua presenza anche attraverso un monitor. Il vero obiettivo della didattica online, soprattutto per le scuole primarie, è infatti quello di salvaguardare il rapporto affettivo, la relazione tra maestre e compagni e il gruppo classe. Dunque, non un freddo surrogato, ma un efficace ponte virtuale che mantenga unita la comunità degli studenti e faccia vivere e metabolizzare il “distacco fisico” in maniera meno traumatica.

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