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Manca ancora il “nero su bianco” dei decreti, ma la strada è comunque tracciata. Fino a Pasquetta tutti a casa e uscite solo per andare al lavoro e fare la spesa, ma nei giorni successivi – anche sotto il pressing di Confindustria – alcune imprese potranno riaprire, ovviamente solo se dotate di tutti i dispositivi di sicurezza per i lavoratori (si parla di librerie, cartolerie e pasticcerie).

In ogni caso, prima di partire con la “Fase 2”, bisognerà attendere il 4 maggio, ovvero dopo i due “ponti festivi”, quelli che destano più preoccupazione perché potrebbero spingere la gente a riversarsi in strada o, peggio ancora, ad organizzare gite fuori porta.

In ogni caso, le riaperture saranno pianificate con le singole Regioni tenendo conto, in primis, dei diversi indici di contagio. E questa per Cesenatico non è una bella notizia.

Le disposizioni del Governatore Bonaccini riguarderanno, infatti, tutti i cittadini dell’Emilia Romagna anche se, dati alla mano, esistono delle profonde differenze fra ciò che è accaduto in questo mese di pandemia nella provincia di Forlì e Cesena e ciò che, invece, si è verificato ad esempio a Reggio Emilia o Piacenza.

Il dato globale dice che l’Emilia Romagna, con i suoi 18mila casi, è la seconda regione italiana più colpita dopo la Lombardia, che ne ha quasi 54mila. Dunque, se sarà il numero di contagi a scandire il calendario delle riaperture è probabile che la nostra regione sarà una delle ultime a tornare alla normalità. Una beffa, come detto, perché il dato è contaminato da quel lembo di Emilia che, confinando con la Lombardia, ha vissuto in maniera più traumatica l’emergenza epidemiologica.

La nostra provincia, dunque – e Cesenatico non fa certo eccezione – ha avuto, per il momento, un numero di contagi molto contenuto. Se prendiamo in considerazione solo il territorio della Romagna, ad esempio, la situazione è grosso modo quella della maggior parte delle regioni del centro-sud che hanno sì registrato contagi ma che, sul fronte dell’assistenza ospedaliera, non hanno vissuto in queste settimane situazioni così allarmanti.

Dunque, considerando anche la vocazione turistica dei nostri territori, l’auspicio è che, almeno questa volta, la Romagna possa agire in piena autonomia, potendo contare su quelle deroghe che, dati alla mano, non sarebbero illogici ma che, ragionando invece su base regionale, sarebbero inammissibili.

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