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Una Pasqua via etere. Il silenzio che ammantava la chiesa di San Giacomo era solenne. E faceva sì che l’atmosfera avesse la stessa intensità di ogni domenica di Pasqua. Come se nulla fosse. Come se le panche fossero stipate di fedeli. Stessa intensità nella ritualità e nelle parole scelte con cura durante l’omelia. Mai un gesto o un’espressione che lasciassero trasparire l’appuntamento con la storia in questa domenica di Pasqua. Davanti a sé Don Gian Piero aveva appena due fedeli presenti e un computer. Tutti gli altri erano dall’altro capo del monitor, nelle proprie case. In centinaia hanno seguito il rito della domenica di Pasqua diramato urbi et orbi con il wi fi.

Come se nulla fosse ha alzato il calice e reso grazie con la mascherina leggermente abbassata per poter rivolgersi meglio ai fedeli. Senza che il vapore annebbiasse gli occhiali. Qualcuno sicuramente capirà meglio di altri cosa significa. Il silenzio e l’eco della voce che rimbalzava nelle pareti ha ricordato l’atmosfera delle grandi cattedrali romane dove l’uomo è minuscolo rispetto al marmo e alle colonne.

Nella sua omelia Don Gian Piero non ha mancato di mandare un accorato augurio a tutte le persone che sono in prima linea per contrastare il coronavirus e che anche oggi lavoreranno come se fosse un giorno qualsiasi. A fine messa, con un clik ha chiuso la connessione e ha salutato i presenti con un sorriso dietro la mascherina. Che è arrivato lo stesso.

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Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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