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Nel nuovo decreto di aprile si annunciano misure importanti anche per gli albergatori, i ristoratori ed i baristi che gestiscono strutture in affitto.

Il cosiddetto bonus-affitto – ovvero il credito d’imposta del 60% che, nel precedente decreto, era riconosciuto solo a botteghe e negozi – potrebbe essere infatti esteso a tutte le locazioni di immobili destinati ad uso non abitativo colpiti dalle misure di contenimento dell’epidemia. E vantaggi concreti, da quanto anticipa Il Sole 24 Ore in edicola oggi – potrebbero profilarsi sia per l’affittuario che per il locatore.

Ma come funziona il bonus-affitti? Il 60% del canone effettivamente pagato dall’affittuario si traduce in un credito d’imposta che verrà stornato alle prossime scadenze fiscali (oggi ancora sospese), dal pagamento dei contributi fino al versamento dell’Iva. Ma con il bonus si potranno sanare anche situazione contributive ancora pendenti, come ad esempio una parte dell’Iva non versata, a patto che la “pratica” sia ancora a livello di F24, dunque sempre gestita dall’Agenzia delle Entrate.

Per chi in questi mesi è stato costretto a versare i canoni di locazione ma, allo stesso tempo, è stato obbligato a sospendere l’attività si starebbe lavorando a una proroga del bonus del 60% del canone di locazione riservato, per il solo mese di marzo, agli esercenti attività di commercio al dettaglio e servizi per la persona che sono state sottoposte alle chiusure e alle restrizioni dovute all’esigenza di contenimento del contagio da Covid-19.

Oltre alla proroga si starebbe valutando l’ipotesi di autorizzare l’accesso al bonus anche a tipologie di locazioni di immobili ad uso non abitativo oggi esclusi come gli alberghi, i ristoranti, i piccoli centri commerciali. Poiché il decreto precedente usava espressamente la formula della “chiusura completa o in parte”, è molto probabile che il bonus spetterà, ad esempio, anche a quei ristoranti che, in queste settimane, hanno comunque lavorato con la formula della consegna a domicilio. Ben difficilmente, infatti, gli introiti di questa particolare attività “di ripiego” sono equiparabili a quelli contabilizzati nel caso di una regolare apertura. Ragion per cui la “decurtazione sostanziale del reddito” sarà facilmente dimostrabile.

Sotto la lente, come detto, ci sarebbero anche i capannoni delle imprese o ancora gli affitti d’azienda.

Per chi è costretto a pagare l’affitto nonostante l’attività sia bloccata il Governo pensa anche alla possibilità di cedere il credito di imposta al proprietario dell’immobile così da ottenere uno sconto sul canone di locazione dovuto.

Per sostenere anche i proprietari dal rischio di non vedersi comunque pagare per lungo tempo i canoni d’affitto l’idea allo studio sarebbe quella di prevedere che le entrate ricavate dalle locazioni di immobili commerciali colpiti dalle restrizioni siano tassate secondo un criterio di cassa e dunque entrerebbero nel reddito su cui il proprietario sarà chiamato a pagare le imposte solo una volta che le somme degli affitti siano state realmente incassate.

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