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La ricordiamo così, con un suo scritto sull’arte: la passione della sua vita. La prof di storia dell’arte (di tanti cesenaticensi) Licia Aldini è scomparsa qualche giorno fa alla Casa Protetta di Cesenatico e per la nostra rubrica, curata da Alma Perego, aveva scritto un testo sulla sua visione di impressionismo.

di Licia Aldini

Mi chiamo Aldini Licia, insegnante di educazione artistica alla scuola media statale Gianni Rodari di questa cittadina. Ho vissuto molto tempo della mia vita nella scuola, accanto a ragazzi che mi hanno seguito sempre con interesse e impegno. Il mio compito è stato quello di esortare la loro fantasia a creare con disegni e illustrazioni le storie e i fatti del loro mondo.

Per mantenermi sempre al corrente delle mie attività ho seguito dei corsi di incisione e scultura a Ravenna all’Accademia di Belle Arti. Questi mi hanno offerto la possibilità di realizzare diversi lavori con svariate tecniche ottenendo anche ottimi risultati di critica.

Il periodo artistico che mi ha sempre affascinato e ho amato di più è quello dell’impressionismo poiché è somigliante al mio modo di sentire e capire la pittura. Alla fine del 1800 i pittori Édouard Manet, Claude Monet, Edgar Degas, Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Camille Pissarro, Paul Cézanne escono dai rispettivi studi e atelier rompendo con la tradizione iniziando a vivere e a lavorare en plein air. Anche a me piaceva dipingere all’aperto, osservare la natura, ecco perché mi sento così vicina a questa corrente artistica.

Già da bambina andavo sul porto canale in compagnia del mio cavalletto e agli arnesi del mestiere: colori a olio, tavolozza e pennelli, per riprendere le case antiche che si affacciavano sull’acqua e le barche che rientrando dalla pesca attraccavano alla banchina. Al tempo c’erano i pescatori che aggiustavano le reti. Una scena molto significativa per me. Era un sogno riprendere questi momenti di vita quotidiana. Mi colpiva soprattutto il fatto che erano semi-sdraiati a rammendare le maglie, indispensabili strumenti del loro lavoro.

Ero sempre alla ricerca di soggetti nuovi e tra questi il mare era il più importante. E il mio preferito. Ho trascorso i miei anni giovanili proprio qui, con mio fratello Paolo nuotavamo fino al largo. Lui nuotava come un pesce tant’è che lo soprannominarono “il pesciolino”. I bagnanti dicevano: “Andiamo a vedere il pesciolino nell’acqua”. La  nostra mamma si chiedeva chi fosse mai questo pesce e poi scoprì che era suo figlio. Si gettava dal molo, io gli stavo sempre dietro, ma lui era più veloce. Facevamo le gare e io arrivavo sempre seconda.

E ora arriviamo alla mia esperienza personale in campo artistico. Oltre alla pittura mi sono dedicata alla scultura e alle incisioni i cui lavori sono stati esposti anche a Urbino e ad una mostra a Cesenatico. Ho esplorato nel tempo varie tecniche, l’arte mi ha dato tanto poiché sono certa che l’espressione artistica, anche quella divulgata ai miei scolari,  sia una terapia dell’anima.

Vorrei ora che ci concentrassimo su un’opera, che è riprodotta qui sotto, presentata da Monet in cui descrive nel modo impressionistico con forti scatti di colore chiari e scuri il movimento delle onde del mare. Quest’opera è la mia preferita perché il soggetto, il mare, è nel mio cuore!

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