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Una cosa sono gli annunci, un’altra i fatti. E, ad oggi, il gap tra le due sponde comincia a preoccupare. Perché, anche a Cesenatico – tra anticipi della cassa integrazione, prestiti alle aziende con garanzie dello Stato e richieste di sospensione delle rate dei crediti – sono in tanti ad attendere ancora “i fatti”.

Insomma, a giudicare dalle statistiche rese note in questi giorni dai sindacati, il trasferimento di liquidità dallo Stato alle imprese “non sta funzionando come ci si aspettava” e la scelta del Governo di far transitare i contributi attraverso il canale bancario si sta rivelando non proprio azzeccata. Ora, il rischio delle infiltrazioni criminali è certamente una delle ragioni del “braccino corto” dei direttori di filiale ma – secondo alcuni patronati – la doverosa prudenza in alcune operazioni non giustificgerebbe del tutto i ritardi.

A sollevare il problema è stata la Cgil dell’Emilia Romagna che, con una nota, ha sottolineato la “lentezza faticosa con cui i lavoratori accedono agli anticipi degli ammortizzatori sociali”, puntando il dito proprio contro il sistema bancario incapace di rispettare i tempi previsti dal protocollo regionale: “E’ desolante pensare – spiegano dal sindacato – che, di questo passo, potrebbe essere l’Inps, con i suoi tempi tecnici, a pagare la cassa integrazione prima delle banche”.

Il problema delle casse integrazione in deroga nella nostra regione riguarda poco più di novemila lavoratori. Le loro pratiche, che si rifanno al Dpcm del 2 marzo scorso, sono state tutte consegnate all’Inps, come si è affrettato a precisare nei giorni scorsi l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Vincenzo Colla che, sentendo odore di bruciato, ha preferito mettere le mani avanti.

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