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Per il nostro turismo, almeno ad oggi, la Regione in soldoni ha fatto poco. Anzi pochissimo. Tre milioni di euro come contributo per la sanificazione delle strutture ricettive (briciole se si pensa che le risorse andranno divise fra hotel, bar e campeggi) e il varo della solita campagna promozionale da due milioni di euro con Paolo Cevoli (pagato, come al solito, tantissimo) nel ruolo di ambassador del nostro turismo.

Il pressing su Bonaccini comincia a diventare incalzante e così, per la prima volta, il Governatore ha deciso di passare la palla al Governo centrale, ammettendo che “sul turismo, da soli, non possiamo farcela”. I richiami alla “genialità degli operatori romagnoli”, infatti, cominciano a diventare irritanti e, dall’uomo “del fare”, qui in Riviera, ci si attende di più. Molto di più.

“Siamo al lavoro perché si possa ripartire in sicurezza – ha dichiarato ieri in un’intervista all’Avvenire – e ci affidiamo alla genialità degli operatori romagnoli. È un settore troppo importante per noi: in 5 anni è cresciuto dall’8 al 13% del Pil regionale, una crescita straordinaria. Abbiamo definito dei protocolli e ci sono già diversi milioni di euro (3, ndr) a disposizione per le sanificazioni di bar, alberghi e campeggi. Ho firmato un’ordinanza che permette l’avvio dei lavori nelle strutture, nei parchi tematici, negli stabilimenti balneari e negli esercizi commerciali. Ma da soli non bastiamo. Il governo deve garantire al settore – tra i più colpiti e che rischia di partire più tardi (perché non esporta merci, ma importa persone) – proroga d’imposte, ma anche risorse a fondo perduto, accesso al credito, bonus per le vacanze da spendere nelle strutture ricettive del Paese”. Toni felpati, per carità, sempre plasmati dalla disponibilità a collaborare. Ma tra Conte e Pd la luna di miele è finita e Bonaccini, semplicemente, comincia ad allinearsi.

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