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di Erika Bartoli

La chiusura delle fabbriche, il lockdown di due mesi che ha costretto milioni di italiani in quarantena, auto ferme in garage, traffico urbano, extraurbano, ferroviario ed aereo ridotto al limite, spiagge deserte, boschi incontaminati e città fantasma pare abbiano risvegliato una natura che sembrava troppo assopita, nascosta, timorosa di riappropriarsi dei suoi spazi e di esplodere in tutta la sua meraviglia.

Abbiamo visto cerbiatti saltellare tra vetrine deserte o in riva al mare, un  cucciolo di capriolo pascolare nel parco di levante, uno squaletto Verdesca nuotare nelle acque di Cervia e ancora banchi di delfini  dietro ai pescherecci al largo di Cesenatico.

Adesso che la tanto attesa Fase 2 è arrivata ed i parchi urbani sono ritornati ad essere accessibili ai cittadini, viene da chiedersi come sarà cambiato e cosa potrà vedere di diverso chi vi andrà a correre o a passeggiare, guardandosi attorno.

Sandro Brina, Tecnico dell’Avifauna, da decenni grande esperto in materia per conto dell’Istituto Superiore per le Ricerche Ambientali, è in grado di rispondere a tutte queste curiosità.

“C’è un rinnovato bisogno di muoversi e di riconquistare quegli spazi di movimento al quale molti erano abituati – spiega Brina -. C’è voglia di immergersi nella natura per ritornare a soddisfare le proprie esigenze e ritrovare i propri equilibri. In sostanza, si tratta di un vero e proprio paradosso visto che, in questi anni, l’uomo ha martoriato il nostro pianeta con il più bieco consumismo. Chi crede, però che l’epidemia in corso abbia portato benefici alla natura e agli animali per via della minore antropizzazione (meno gente in giro), purtroppo si illude”.

Per quale ragione?

“I ritmi riproduttivi di uccelli e mammiferi non sono per nulla cambiati e, semmai, ad incidere su questi è il clima e i suoi cambiamenti, non certo il Covid-19 ed i suoi effetti”.

Quindi, restano le criticità di sempre…

“Purtroppo sì, anche perché, nelle nostre campagne, si è assistito in questi anni ad un progressivo impoverimento dei laghetti comunemente usati dai cacciatori. Nessuno si occupa della loro manutenzione e neppure di convogliare quell’acqua che garantirebbe la sopravvivenza di tante specie che, invece, perdono ogni stagione gran parte dei nuovi nati”.

Quali sono i problemi che minacciano i nostri volatili?

“La carenza d’acqua in primis, poi i temporali improvvisi che decimano le nidiate, i prodotti pestilenziali usati nelle coltivazioni, i campi destinati all’agricoltura perennemente lavorati e, di conseguenza, inidonei a garantire momenti tranquilli alla fauna. Tutto questo determina un impoverimento della natura e dei suoi preziosi abitanti. Il panorama è davvero deprimente poiché, neppure in queste settimane di lockdown, sono stati messi in atto provvedimenti a tutela dell’avifauna. Certi comportamenti anomali che stiamo riscontrando in alcune specie animali dipendono da un cambiamento del clima, non certo dalla presenza del virus e di quello che ha comportato”.

Eppure, nel nostro parco di Levante possiamo trovare diverse specie di animali. La biodiversità non è un elemento a nostro favore?

“Bisognerebbe riqualificare e risanare il Parco in modo da consentire all’avifauna di farvi ritorno. Gli animali che lo popolano – pollame, oche domestiche, nutrie, gatti, topi, tartarughe carnivore, conigli – purtroppo non hanno nulla a che fare con l’equilibrio naturale del parco stesso ed impediscono ai ‘veri’ animali selvatici, quelli che potrebbero darne lustro, di farsi spazio. Io penso con convinzione che il grande patrimonio verde di cui Cesenatico dispone andrebbe valorizzato non solo con la falciatura dell’erba, seppur sempre puntuale, ma anche e soprattutto con nuove piantumazioni di vegetazione arbustiva mediterranea e di salici nell’area del lago, in modo da ricreare un ambiente maggiormente idoneo”.

Quali strategie, quindi, dovrebbero essere adottate per riqualificare l’assetto faunistico del nostro parco urbano?

“Innanzitutto bisognerebbe definire, una volta per tutte, quali animali, mammiferi ed uccelli, voler ospitare. Sarebbe utile anche evitare che gli animali presenti si accoppino fra consanguinei creando, troppo spesso, soggetti geneticamente aberranti. In sostanza, risistemare l’aspetto faunistico di un parco significa valorizzarlo e dargli un senso, altrimenti continueremo ad avere un enorme ‘contenitore’ dove il primo che passa vi porta l’animale del quale si è stancato. Perché, purtroppo, questi comportamenti incivili, accadono sempre più di frequente”.

Lei è anche direttore delle Stazioni Ornitologiche di Oasicostiera. La prima è sull’argine destro del fiume Rubicone, in un bellissimo parco tematico a vegetazione ripariale, cioè piante acquatiche emergenti, o erbe, alberi e arbusti che si sviluppano in prossimità dell’acqua…

“In questo momento tutti gli impianti sono stati smontati in modo da non disturbare la nidificazione di tantissime specie: usignoli, storni, picchio rosso, verdoni, cardellini, verzellini, pigliamosche e tantissimi altri. Si tratta di un ambiente fantastico in cui si respira veramente tutta la bellezza della natura. Per riuscire a creare questo spazio verde, io e la mia squadra, abbiamo lavorato per due anni, fino ad immetervi circa 2500 piante. Ora, dopo 16 anni di attività, la vegetazione si è ben assestata e gli animali vi risiedono in condizioni davvero ottimali. La volpe e l’istrice sono  spesso nostri ospiti”.

L’altra struttura di Oasicostiera è, invece, in ambiente palustre e si trova a Sala di Cesenatico…

“Qui la fanno da padrone tutti quegli uccelli che amano il pantano e i piccoli livelli di acqua. Nei canneti dove si trovano gli impianti si catturano ed inanellano piccole cannaiole di appena 10 grammi e tante altre specie di passeriformi che stanno migrando verso il nord Europa per nidificare”.

E’ possibile visitare le due Stazioni Ornitologiche di Oasicostiera?

“Certamente, basta prendere un appuntamento, ma ovviamente bisognerà attendere che questa emergenza Covid 19 si concluderà. E’ possibile anche consultare la pagina facebook https://www.facebook.com/Associazione-Oasicostiera-Onlus-182854095135322″.

Nonostante uno stop di oltre due mesi, la natura ha continuato ad andare avanti e a mostrarsi ai nostri occhi con una forza ed un impulso ancora più forte. Tra le tante cose che la grave emergenza del Covid-19 deve insegnare ad ognuno di noi è prendere finalmente sul serio una materia che ha a che fare non solo con aspetti prettamente scientifici, ma anche con rilevanti aspetti sociali.

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