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“Con l’emergenza Coronavirus noi lavoratori stagionali siamo tra i più colpiti: tantissimi sono stati esclusi dal Bonus 600 euro, e anche qualora rientrassimo due mensilità di indennità Covid non sarebbero sufficienti per coprire le spese delle famiglie che vivono di stagione e quest’anno molto probabilmente non lavoreranno a causa delle norme sul distanziamento sociale”. Questo l’appello ribadito oggi, sabato, a Rimini davanti alla Prefettura in una manifestazione organizzata da Mai più sfruttamento stagionale appoggiato dalla Federazione del sociale.

“Ad oggi – si legge nella nota diramata a descrizione dell’iniziativa – centinaia di miliardi sono stati stanziati per sostenere le imprese mentre noi venivamo lasciati soli. Le stesse imprese che ogni anno ci sfruttano mantenendoci “in grigio” o “in nero”, sotto-inquadrandoci, negandoci il giorno di riposo e garantendoci paghe ai limiti dello schiavismo che si aggirano spesso attorno ai 3€ l’ora. Le stesse che chiedono al Governo di poter riaprire senza se e senza ma, esponendo lavoratori e clienti al rischio contagio di un virus che ha paralizzato questo Paese negli ultimi mesi, solo per garantire i propri profitti ed invocando tra l’altro ancor più flessibilità”.

“Il tempo dell’attesa è finito, i Decreti fino ad ora emanati hanno solo una funzione palliativa e non tengono in conto della vera e tragica emergenza sociale che si prospetta se centinaia di migliaia di lavoratori stagionali non potranno lavorare ne accedere ad ammortizzatori adeguati. È per questo che crediamo che esista solo una maniera per uscire da questa crisi: tutelando coloro che con il proprio sudore generano il 15% del Pil di questo Paese, i lavoratori stagionali del turismo appunto. Garantendo un reddito di base garantito ed incondizionato per chi non potrà tornare a lavorare, le dovute tutele e l’applicazione del contratto collettivo nazionale che esiste e va rispettato. E poi l’istituzione di un salario minimo a 9€ l’ora, ipotesi già in discussione dal Governo precedente ma attualmente accantonata, che possa portare a rialzo i tabellari ed aumentare le paghe di tutti coloro che attualmente vivono di lavoro povero”.

“Confcommercio, Confindustria viaggi le associazioni di albergatori pretendono il ritorno alla normalità con uno schiocco di dita, ma tutto ciò non è possibile in questa fase di “convivenza col virus” con il rischio contagio ancora alto. Riteniamo necessario ribadire che la normalità in questo settore era il problema e non abbiamo nessuna intenzione di farci ritorno come ne siamo usciti. Reddito, diritti e salario minimo sono le nostre parole d’ordine. Chiediamo a tutti coloro che si riconoscono nelle nostre rivendicazioni di contattarci alla nostra pagina Fb e muoverci insieme per far sentire le nostre istanze e le nostre ragioni a un Governo che non ci tiene minimamente in considerazione”.

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Alessandro Mazza

Alessandro Mazza

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