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Il primo fu un operatore sanitario di 52 anni che lo scorso 8 marzo venne diagnosticato positivo al Covid-19. Quella notizia – in un clima di caotica apprensione – ci annunciò che il virus era arrivato tra di noi.

Da quel giorno a Cesenatico si sono ammalate altre 68 persone. Una non ce l’ha fatta.

Ottanta giorni dopo in città sono rimasti 8 contagiati da coronavirus. Cinque non destano preoccupazione e, con sintomi lievi o del tutto inesistenti, stanno affrontando il decorso della malattia in isolamento domiciliare. Tre, invece, sono in condizioni più serie all’ospedale Bufalini, mentre i guariti sono 59.

E proprio su questi 59 concittadini si concentrerà, nei prossimi mesi, l’attenzione delle istituzioni sanitarie. Nonostante una completa guarigione, infatti, i problemi di salute per loro potrebbero non essersi esauriti del tutto con il referto negativo dell’ultimo tampone.

Dal meeting della Società Italiana di Pneumologia è infatti emerso un nuovo preoccupante scenario: dopo l’infezione da Covid-19 i polmoni sarebbero a rischio per almeno 6 mesi ed il 30% dei guariti potrebbe sviluppare problemi respiratori cronici.

Gli esiti fibrotici, cioè la cicatrice lasciata sul polmone da Covid-19, possono infatti comportare un danno respiratorio irreversibile e costituiranno una nuova patologia di domani e “una nuova emergenza sanitaria”, come ha spiegato all’Ansa lo pneumologo Luca Richeldi, membro del Cts. In futuro bisognerà quindi attrezzarsi e, dopo le terapie intensive, rinforzare anche le Pneumologie perché, esaurita l’emergenza pandemica, nei prossimi mesi potrebbero aumentare in maniera significativa i pazienti con problematiche polmonari.

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