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“Cari governatori, questa manovra contro le strutture del gioco in tempo di coronavirus non riesco proprio a concepirla”. Lo scrive Andrea, dipendente di Atlantica Bingo che, dopo quasi tre mesi di chiusura, ha preso carta e penna e scritto alla redazione di Jamma.it, il portale dedicato al gioco: “Facile puntare il dito e mostrare come le sale bingo siano il male del mondo – scrive – ma solo chi le frequenta sa che non è così. Io posso confermare come noi dipendenti e soprattutto i titolari si impegnano al 100 per cento per offrire un servizio responsabile che si riflette poi nell’apprezzamento dei clienti che ci reputano come una vera e propria famiglia”.

Secondo Andrea “bisogna ricordare che tutti quelli che frequentano il bingo, o il gioco in generale, sono delle persone, maggiorenni tra l’altro, e hanno il diritto di trascorrere il loro tempo come meglio credono. Nella vita ci sono molte cose che fanno del male se vissute in maniera estrema, così anche il gioco. Il modo giusto per affrontare tutto questo non è chiudere le strutture. Se si volesse aiutare realmente queste persone, e non tutte, credo siano necessari aiuti prettamente personali. Il mondo del gioco è frequentato da tante persone e considerarle tutte, senza conoscerle, malate ludopatiche è una vera e propria forma di discriminazione. Questo settore, oltre ad aver aiutato parecchio lo Stato economicamente, dà lavoro a moltissime persone che ora per una decisione del tutto insensata rischiano di perdere il lavoro. In questo periodo di epidemia attraverso le giuste misure di sicurezza le ‘strutture del gioco’ sono in grado di assicurare massima sicurezza e igiene sia grazie all’attenzione dei titolari sia grazie alla predisposizione di noi dipendenti nell’essere responsabili. Noi ci siamo – conclude – e i nostri clienti, trattati in maniera esemplare, ci aspettano”.

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