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Per qualcuno – ormai l’abbiamo capito – la pandemia è stata un affare. Un’opportunità per far lievitare i prezzi di quei beni di consumo che, complice il lockdown, all’improvviso sono diventati essenziali.

E se in alcuni casi i rincari sono figli delle leggi del mercato (+ domanda – disponibilità = uguale prezzi più alti), in tante occasioni le filiere hanno semplicemente speculato, applicando aumenti del tutto ingiustificati.

Ma quali sono i beni che hanno subito, in questi mesi, i rialzi più consistenti? Li ha elencati ieri l’Unione nazionale consumatori.

E subito a proposito di bieco cinismo, al primo posto, nel sacro nome della cultura, il download di e-book. Visto che librerie e biblioteche erano chiuse i grandi distributori di libri digitali hanno pensato bene di aumentare i prezzi del 30,4% (!).

Al secondo posto – e ce ne siamo accorti in questi giorni con i prezzi folli delle ciliegie – la frutta fresca, cresciuta al supermercato del 12,8%. Al terzo posto, sempre a proposito di speculazioni, i digital device, ossia computer portatili e fissi, palmari, tablet, notebook che – per sfruttare al massimo le necessità imposte dallo smart working e dalla didattica digitale – hanno registrato un incremento del 12%. Analogo scenario per monitor e stampanti, che si collocano al quarto posto di questa classifica (+11,3%). Al quinto posto una sorpresa: gli apparecchi per la telefonia fissa (+7,7%). Evidentemente, si legge nel report, “i telefoni fissi che si avevano non potevano bastare dal momento che tutta la famiglia era ‘reclusa’ tra le quattro mura di casa e c’è chi ha pensato bene di cogliere questa necessità per guadagnarci”.

Tra le aziende che hanno deciso di lucrare sulla quarantena ci sono anche quelle che si occupano di vegetali surgelati, cresciuti da febbraio a maggio del 4,8%. Al settimo posto troviamo la patata che, grazie alla sua caratteristica di conservarsi a lungo, è diventato nei giorni del lockdown un bene ricercatissimo e dunque più costoso (+4,4%). Stesso aumento registrato per gli articoli di cancelleria, ossia evidenziatori, matite, penne e cartucce a getto d’inchiostro e toner, anche queste connesse alle nuove necessità dello smart working.

In ottava posizione nella hit dei rincari cacao e cioccolato in polvere, segno che, nei giorni della quarantena, in tanti hanno riscoperto le loro abilità di pasticceri. In nona posizione un pari merito: pasta e couscous (+4,2%) e apparecchi per cottura cibi, come forni, forni a microonde, piani cottura (+4,2%). Chiude la top ten la farina (+3,8%) che, ad in certo punto della pandemia, sembrava introvabile.

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