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Se si tratta di organizzare una mostra o un evento culturale il Ministro Franceschini è una garanzia. Ma quando si parla di turismo non ne azzecca una. Anche la grande stampa nazionale, dopo aver creduto alla baggianata dei 4 miliardi di euro destinati al turismo,  comincia ad accorgersi che il famigerato Tax Credit presenta dei limiti abbastanza grossolani.

Mentre Conte parla di “sburocratizzazione”, il voucher turismo – la misura prevista dal Dl Rilancio per incentivare le vacanze in Italia dal 1° luglio al 31 dicembre 2020 – va esattamente nella direzione opposta. In primis, per usufruirne, la famiglia deve procurarsi un’identità digitale (Spid) e farsi calcolare un Isee aggiornato, che non deve superare 40mila euro (i potenziali fruitori sono 5,8 milioni di famiglie). Poi, ovviamente, si deve usare una App. Che va scaricata, compresa e utilizzata correttamente.

Il bonus vacanze – che può essere usato una sola volta e non si può frazionare – vale 150 euro per i single, 300 per due persone e 500 per i nuclei da tre componenti in su. Di queste somme, l’80% sarà usato come sconto nelle strutture prescelte (e aderenti); il rimanente 20% sarà scaricabile dall’Irpef nella dichiarazione dei redditi 2021. A registrare i dati del beneficiario e a generare un Qr Code spendibile nelle strutture sarà una app che il ministero dei Beni culturali e del Turismo lancerà a metà giugno. Per il bonus biciclette (che funziona in maniera più o meno analoga) non basteranno le risorse. Per questo, invece, il rischio è che delle risorse stanziate ne resteranno inutilizzate almeno la metà.

Le strutture ricettive avranno il rimborso dello sconto effettuato ai turisti sotto forma di credito di imposta, da usare in compensazione da subito. Oppure il credito potrà essere ceduto a terzi o alle banche.

Già questo primo punto aveva sollevato le proteste degli operatori turistici che, in buona sostanza, dovrebbero applicare uno sconto al cliente rinunciando – nell’estate più difficile della loro storia – ad una parte consistente di preziosa liquidità. Per questo, trattandosi comunque di una misura facoltativa, molti albergatori potrebbero anche decidere di non applicarlo. Allo stesso modo, se l’obiettivo era davvero quello di aiutare le imprese, non si capisce per quale ragione il bonus non sia stato reso valido da giugno visto che sarà il turismo balneare quello che pagherà il prezzo più salato alla crisi pandemica.

Ma il grande limite del provvedimento è nella cavillosa complessità della sua gestione. L’accesso tramite identità digitale e via app – come rileva anche questa mattina Il Sole24 Ore – rischia di non fare i conti con il digital divide che affligge il Paese, mentre risulta penalizzante l’esclusione delle piattaforme telematiche diverse da quelle delle agenzie di viaggio e dei tour operator.

Ma chi rischia di vedere incredibilmente appesantite le proprie mansioni sono gli operatori turistici che temono una gestione troppo complicata nella fruizione dei crediti d’imposta accumulati. Insomma, il timore è che la burocrazia dei controlli venga trasferita sulle imprese.

Come segnalato dall’Osservatorio turistico di Unioncamere, per il turismo emilia-romagnolo si prevede quest’anno una perdita di 19,2 milioni di presenze (-42%) e una riduzione del giro d’affari di 1,1 miliardi “nella migliore delle ipotesi”: numeri che potrebbero salire a 28 milioni di presenze in meno e una perdita di 1,8 miliardi nel contesto peggiore. Per le aziende alberghiere il danno stimato parla di una riduzione ricavi del 55% e del 42% per la ristorazione. Insomma, una crisi di queste proporzioni non si affronta con un provvedimento del genere.

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