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Meno 57,7% di presenze nei primi quattro mesi dell’anno in Emilia-Romagna. E’ il primo dato ufficiale che fotografa impietosamente l’effetto-Covid sull’industria romagnola della vacanza. Nel 2019, in tutta la regione, erano state contabilizzate – da gennaio ad aprile – 5.879.081 presenze, quest’anno sono appena 2.529.549, meno della metà.

Le cifre sull’andamento turistico, diramate dalla Regione, certificano una proiezione sulla quale, per una volta, concordavano tutti gli analisti, ovvero che per il nostro turismo sarebbe stata l’estate più difficile della sua storia.

Negli altri anni, le differenze erano quasi impercettibili e, quando i dati scendevano di un paio di punti percentuali, già partivano i processi sulla scarsa attrattività del nostro modello turistico. Stavolta, più che di calo, è lecito parlare di autentico crollo e l’unica notizia positiva è che, con ogni probabilità, peggio di così non potrà andare.

Per quanto riguarda l’analisi provinciale, il dato peggiore è quello di Ravenna che si attesta intorno al -66%. Molto male anche la Provincia di Rimini che paga un -60% di media tra arrivi e presenze. Tanto per comprendere la portata delle perdite in termini numerici, lo scorso anno nel primo quadrimestre del 2019 a Rimini, tra le capitali del turismo in Regione, erano stati registrati 1.605.926 pernottamenti mentre quest’anno da gennaio ad aprile 1 milione di presenze in meno. Per quanto riguarda, infine, la provincia di Forlì-Cesena, il crollo è del 64,9% con un dato avvilente che non raggiunge nemmeno le 200mila presenze.

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