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Mentre da svariate latitudini si levano tonanti gli appelli affinché Hera faccia la sua parte nel contenimento della Tari, contribuendo così ad alleviare almeno una parte del carico tributario sulle spalle dei cittadini, che cosa fa la società controllata dal gruppo di Comuni dell’Emilia-Romagna? Si tira fuori dalle tasche circa 18,3 milioni di euro ed acquista dalla società A2A (altra multiutility) ben 4.688.231 azioni di Ascopiave (pari al 2% del capitale sociale) ad un prezzo di 3,905 euro ciascuna (oggi il titolo vale in borsa 3,925 euro, +1,29%).

Hera ha precisato che “l’acquisto della partecipazione, nata da una opportunità di mercato, segue l’operazione analoga del 31 gennaio 2020 e anche in questo caso è stata condivisa con Asco Holding in un’ottica di rafforzamento della partnership già avviata con EstEnergy”.

Proprio a gennaio sia Hera che A2A (società controllata dai Comuni di Milano e Brescia), avevano acquistato a più riprese azioni Ascopiave, fomentando quello che pareva un vero e proprio duello per il controllo del mercato nel nord-est (anche se Ascopiave non è, di fatto, contendibile, visto che è vincolata da un patto sindacale stipulato da una cinquantina di Comuni per lo più delle province di Treviso e Vicenza che detengono il 51%).

Insomma, dopo l’aumento dello stipendio al suo Amministratore Delegato (da €578.269 del 2018 a €952.000 del 2020) e dopo lo shopping in borsa, sembra un momento propizio per chiedere ad Hera uno sforzo concreto per abbattere almeno una parte della Tari che, in questo periodo di crisi, grava pesantemente sui bilanci delle imprese romagnole.

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