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In questi mesi ci eravamo illusi che comprare su Amazon fosse il modo più sicuro per evitare il virus. E, invece, il focolaio pandemico scoppiato alla ditta BRT (ex Bartolini) di via Roveri a Bologna dimostra che anche lo shopping online comporta i suoi rischi.

Positivi al coronavirus ben 47 dipendenti (+ 17 contagi tra familiari e conoscenti) e duecento persone in isolamento. Sono quasi tutti in buone condizioni, ma sei di questi presentano la sintomatologia classica da Covid (febbre, sindrome da raffreddamento, spossatezza) e due sono finiti in ospedale.

I corrieri BRT, come noto, sono il terminale del nostro shopping online, le persone fisiche che dal cancello di casa ci consegnano materialmente i pacchi acquistati su Amazon, eBay, Wish, Zalando. Dalle prime indagini – come ha spiegato questa mattina a La Repubblica Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Bologna – sembrerebbe che, benché esposti ad un contatto quotidiano con centinaia di persone, i dipendenti utilizzassero i dispositivi di sicurezza “in maniera del tutto approssimativa”, spesso “neppure indossando la mascherina”. E, quando alcuni di loro si sono accorti di avere qualche linea di febbre, “hanno aspettato diversi giorni prima di contattare i loro medici di famiglia”. Nel frattempo, però, hanno continuato a fare consegne a domicilio.

L’azienda ieri ha diramato un comunicato nel quale spiega che il cluster da Covid-19 si è propagato “tra lavoratori di servizi logistici di magazzino gestiti da una società esterna”. Ma i test sierologici sono appena iniziati (disposti 370 tamponi) e il focolaio potrebbe avere una dimensione ancora più estesa.

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