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“Sono perplesso dall’ipotesi di realizzare un parco eolico in mare aperto nell’Adriatico, che è spesso definito un ‘lago’ perché poco profondo, e poi bisognerebbe valutare se l’energia pur rinnovabile prodotta dalla pale eoliche non sia già stata superata da altre nuove tecnologie“.

Con queste parole lapidarie, che senza dubbio peseranno non poco sull’esito del progetto, l’assessore al Turismo Andrea Corsini ha bocciato il progetto da 1 miliardo di euro. Questo prevede la realizzazione di un parco offshore a largo della costa a sud della Provincia di Rimini. In sintesi 59 pale capaci di erogare 330 watt di energia pulita nell’ambito di un’opera. Il progetto sarebbe realizzato dalla società di scopo Energia Wind 2020.

A preoccupare Corsini è il “fattore paesaggistico e l’impatto ambientale” che, benché costituito da 59 “ventilatori” (e non dalle ben più impattanti piattaforme petrolifere), deturperebbe l’orizzonte del mare. A cantare vittoria è stata in particolare l’associazione Italia Nostra che, sul progetto, si era sempre espressa in maniera negativa.

Tramonta così, per la seconda volta nella storia, il progetto di costruire al largo delle coste romagnole il più grande impianto industriale eolico del Mediterraneo. Un progetto che avrebbe avuto conseguenze straordinarie sui livelli occupazionali e ricadute milionarie sull’indotto del territorio. In specifico un miliardo di investimenti complessivi, mille aziende coinvolte, 10mila addetti al lavoro, un indotto di 100mila lavoratori e la creazione di circa 200 posti di lavoro permanenti.

Tutto sacrificato nel nome di una poetica frase di Tonino Guerra riportata proprio da Italia Nostra:

“In questi anni abbiamo avuto il difetto di togliere l’orizzonte, di cancellare l’infinito dei nostri occhi: non è solo che abbiamo perso un momento di bellezza, è qualcosa di più, qualcosa forse che non si comprende neppure fino in fondo. È probabile infatti che ci siano nella memoria ancora i segni del nostro passato primitivo e l’incontro col mare è qualcosa di misterioso, una esperienza ancestrale.”

Ecco perché – secondo Italia Nostra – non può essere considerato “sostenibile” un intervento che faccia a pezzi questi valori propri e inalienabili dell’uomo.

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