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Il suo silenzio davanti alle telecamere ha fatto rumore. Anche se, in certe arene televisive – come quella di “Dritto e Rovescio” – il mutismo non è proprio di casa.

Nel salotto politico di Paolo Del Debbio, di solito, si urla, si strepita, ci si accavalla come in un kamasutra dialettico e, di solito, non vince chi ha la mente più lucida, ma chi ha l’ugola più allenata. E così, quando l’inviato Lorenzo Caroselli (giunto appositamente da Roma!) ha citofonato nel retro della sua chiesa di Gatteo Mare per stuzzicarlo sul DDL contro la omotransfobia, con serafico self-control, don Mirco Bianchi ha sorriso, alzato le mani e rinchiuso garbatamente la porta. Sulla vicenda si è detto e scritto tanto. E, oggi, per la prima volta, anche don Mirco ha voluto dire la sua.

“L’altra sera – scrive il sacerdote – guardando una trasmissione televisiva mi sono imbattuto, mio malgrado, in un servizio dove ero chiamato in causa per la mia contrarietà al DDL contro la omotransfobia attualmente depositato in parlamento italiano. La Sig.ra Luxuria o il Sig. Luxuria (perdonatemi, ma ancora non ho capito come si voglia far chiamare) ha un bellissimo sorriso, potremmo dire un carinissimo sorrisino. Ogni volta che ‘danno addosso’ ad una persona che non abbia il suo appoggio mostra i suoi luminosi denti e le sue dolci guance. Ultimamente ho notato questa cosa quando hanno mandato in onda un servizio televisivo. Rispetto le sue idee e mi auguro che anche lei/lui rispetti le mie”.

“Davanti alla sua presenza – prosegue il racconto del don – si innalza la voce maschile, precisa, decisa ed incisiva di Mario, Mario Adinolfi. È vero, lui è un politico, ma l’altra sera, come sempre succede, è emersa la sua competenza, preparazione, sicurezza; soprattutto la sua affezione, appartenenza e schieramento non ad un semplice partito ma alla difesa della verità (oggi tanto più nemica quanto più rinnegata dalle potenti lobby). La voce di Mario sta scoperchiando e facendo emergere un poco alla volta la sottile e violenta persecuzione che avviene quotidianamente per le persone che non si sottomettono al pensiero dominante di coloro che (come fossimo in dittatura) vogliono silenziare le idee altrui”.

“Anche oggi – prosegue lo scritto – su una radio nazionale si è spinta l’opinione pubblica ad accogliere come positiva una proposta di legge (chiamata Zan-Scalfarotto-Boldrini) sostenendo che chi abbia una opinione differente sia (uso mie parole) un ‘manus habeas’. Io non ci sto. Non ci sto perché guardando i miei nipoti negli occhi (come altri prima di me hanno fatto verso altre persone) ho capito che hanno diritto di poter vivere tranquillamente con il papà e la mamma, di non vedere il papà e la mamma incriminati (ingiustamente) di omofobia semplicemente perché non si sottomettono al pensiero dominante. Bambini che hanno diritto ad andare a scuola, a non subire l’educazione gender oppure crescere senza dover essere discriminati con l’etichetta di omofono. Davanti ad un bel sorrisino io preferisco una voce chiara che ci indichi la verità della legge naturale. Dietro quel sorrisino sembra si nasconda tutta la violenza del lupo che attende le proprie prede. Il Decreto Legge non difende dall’omofobia ma legalizza l’eterofobia. E allora, giù le mani dai nostri nipoti o figli. Giù le mani dalle nostre radici. Giù le mani dalla libertà. Tutto il resto – conclude – sembra venga da Quello laggiù”.

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