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La petizione del fronte “no mask” – il gruppo di genitori che reclama il ritorno a scuola senza mascherine e senza distanziamento – è approdata sui banchi della Regione Emilia Romagna.

Il documento è stato infatti recapitato al presidente della Regione, Stefano Bonaccini, all’Ufficio scolastico regionale, all’Unione delle Province e all’Anci, nonchè al Comitato nazionale istituito dal ministero dell’Istruzione.

In Emilia-Romagna i promotori spiegano di aver raccolto 6.043 firme in 11 giorni: tra le adesioni anche 33 medici, 176 operatori sanitari, 435 tra docenti, educatori, personale Ata e dirigenti, 20 psicologi.

A lanciare la petizione, intitolata “Per una scuola reale”, è stata “La scuola che accoglie”, “un movimento nato tre anni fa per garantire la libertà di scelta”, sottolinea Elisa Zinnamosca, docente delle superiori. Qualche tempo fa, ad esempio, il movimento si era fatto notare per il “no” all’esclusione dalle scuole dei bimbi non in regola con gli obblighi vaccinali. Ora la battaglia è sulle misure anti-Covid e sulla Didattica a distanza.

Sui dispositivi di protezione, in particolare, si afferma che la mascherina “puo’ comportare danni gravissimi” dal punto di vista fisico, emotivo, sociale e psicologico. Mentre la Dad (didattica a distanza) può portare alla “demenza digitale”, viene riportato nella petizione.

La mascherina? “Un bavaglio che sostanzialmente non ha alcuna utilità pratica”, sostiene Marco Stegagno, medico specializzato in chirurgia d’emergenza. Allo stesso tempo, la mascherina “fa danni”, afferma Stegagno, perché porta le persone a respirare di nuovo l’aria già espulsa dall’organismo e quindi “ricca di anidride carbonica”. Cosa che può provocare “ipertensione e obnubilamento dei sensi”, continua Stegagno, ma anche lo “stato di acidosi metabolica”.

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