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“Riaprire il caso sulle scommesse”. E’ l’appello ribadito ieri in aula a Napoli dal legale di mamma Tonina che ha voluto essere presente all’udienza contro la richiesta di archiviazione proposta poche settimane fa dalla Procura di Napoli.

Davanti al gup Rosa De Ruggiero, è toccato all’avvocato della famiglia Pantani Antonio De Rensis articolare le sue conclusioni per convincere la Procura che esistono ancora degli importanti elementi d’indagine su questo filone processuale.

Corruzione aggravata finalizzata dall’aver agevolato la camorra a carico di ignoti era l’ipotesi battuta a Napoli, dopo alcune intercettazioni che hanno riguardato almeno due camorristi, a proposito del giro di scommesse e di interessi criminali all’ombra del Giro.

In pratica, secondo quella ricostruzione, alcuni camorristi sarebbero stati a conoscenza che Pantani a Madonna di Campiglio sarebbe stato fermato con verifiche fasulle, unico modo per controllare il banco delle scommesse clandestine sul giro d’Italia.

Personaggi del calibro di La Torre e di Tolomelli (ma sono stati tirati ballo anche casalesi e il clan Mallardo) sono stati intercettati mentre alludevano a un business clandestino e alla necessità di colpire “il Pirata”.

La Procura di Napoli, però, non ritiene credibile questa ipotesi investigativa e, in mancanza di elementi probatori, ha chiesto l’archiviazione. L’avvocato De Rensis, al contrario, ha spiegato il suo punto di vista: “In questa indagine – ha detto – si deve appurare non chi ha commesso il fatto, ma se c’è stata manipolazione, perché se questa manipolazione c’è stata è molto chiaro arrivare ai responsabili”.

Ed è in questo scenario che la difesa della madre di Pantani ha chiesto un approfondimento scientifico, ovviamente tramite un proprio consulente, per valutare le discrepanze tra i valori ematici che condannarono Pantani alla squalifica di quel 5 giugno del 1999 a Madonna di Campiglio. Secondo l’avvocato l’esame fatto a Madonna di Campiglio rivelò valori con piastrine a 106mila, mentre qualche ora dopo all’ospedale civile di Imola lo stesso esame rivelò valori a 160mila. Dati incompatibili in un lasso di tempo tanto ristretto.

L’avvocato De Rensis ha chiesto anche che vengano ascoltati dal pm i testimoni di quella mattina.

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