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Mentre dal Governo arrivano sentori di una nuova stretta sui locali, a Rimini la pazienza è già finita. Decine di licenze per bar e ristoranti sono state poggiate a terra in piazza Cavour da un centinaio di titolari di esercizi come segno di protesta contro il Dpcm che ha imposto le chiusure anticipate alle 18. Un gesto simbolico per ribadire il proprio dissenso e denunciare le contraddizioni di un decreto che rischia di mettere al tappeto un’intera categoria.

La manifestazione, a cui ha partecipato anche Assointrattamento, è stata scandita dagli interventi sul palco dei rappresentanti di categoria, ma sono state le voci della piazza a porre i quesiti più attuali: perché vengono chiusi i pub se rispettano i protocolli? Perché i mezzi sono pieni e i centri commerciali sono aperti? Perché si privilegiano le potenze straniere e si penalizzano quelle italiane?

E sui ristori pochissima fiducia (“Solo una fake news per fare pubblicità a un governo non capace di affrontare questa pandemia”). Ed è proprio il governo l’imputato numero uno secondo i ristoratori e i baristi riminesi: “Tutti sapevano della seconda ondata ma ci siamo arrivati impreparati. Non si sono preoccupati di aumentare trasporti e le terapie intensive. E adesso l’unico modo che hanno per riparare ai danni provocati sono questi decreti illogici ed incostituzionali”.

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