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Romagna col fiato sospeso, potrebbe diventare “zona arancione”. Il Trentino, per provare a salvare la stagione sciistica, ieri si è auto-proclamato “zona rossa”. L’Emilia Romagna, che la stagione balneare in qualche modo l’ha già portata a casa, non farà altrettanto. Eppure oggi, al pari di cinque regioni, rischia di ritrovarsi in “zona arancione” perché i dati – già “al limite” – peggiorano di giorno in giorno e la situazione di generale tenuta negli ospedali (il nostro “plus”) comincia a vacillare.

Cosa cambierebbe nel caso in cui passassimo dal rischio “moderato” alla zona arancione? In primis, sarebbero vietati gli spostamenti in entrata e in uscita dalla Regione (salvo necessità sanitarie, di studio e di lavoro) così come gli spostamenti nei comuni diversi da quello di residenza e domicilio, ma soprattutto, bar, ristoranti, gelaterie a pasticcerie sarebbe chiusi tutto il giorno. Infine, tutte le scuole dovrebbero sottostare alla didattica a distanza, ad esclusione delle elementari e della prima media.

Sarà dunque un inizio settimana col fiato sospeso per Veneto, Emilia Romagna, Liguria, Toscana, Umbria e Campania che, come detto, rischiano di cambiare zona. Le anticipazioni sul rapporto settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità sembrano, infatti, preludere a cambiamenti nella mappa tricolore.

Campania, Veneto e Toscana in particolare rischiano di cambiare status al termine di un fine settimana che in alcune città ha visto le strade dello shopping e della movida prese d’assalto, con molti senza mascherine. Più o meno quello che è accaduto in molte zone della Romagna, basta dare un’occhiata alla Cesenatico di ieri che, fino alle 18, è stata presa d’assalto da tantissime persone.

Ma, al di là della situazione specifica, è il contesto attorno a noi che sta progressivamente peggiorando. L’Ordine dei medici ieri ha chiesto un nuovo lockdown totale in tutto il Paese alla luce dei nuovi dati su ricoveri e terapie intensive: “Il sistema sanitario non tiene, in un mese rischiamo altri diecimila morti”. È allarme contagi da Nord a Sud (ieri 32.616 ma con 40mila tamponi in meno) e molte strutture sono in sofferenza, costrette a rinviare anche interventi e ricoveri extra Covid.

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