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di Sofia Casadei

Sono tra le categorie, in assoluto, più colpite. Anche perché, a differenza di bar e ristoranti, per loro – almeno per il momento – non sono previsti ristori.

Eppure, scontrini alla mano, la chiusura della movida serale ha fatto precipitare le vendite (“se non posso uscire la sera, perché dovrei comprarmi quel paio di scarpe nuove…”) e adesso la chiusura domenicale, beffardamente imposta da un’ordinanza regionale e non dal passaggio nella “zona arancione”, rischia di essere una mazzata fatale.

Domenica, dunque, serrande abbassate anche per i piccoli negozi di Cesenatico. Così ha deciso l’ultima ordinanza emanata dal Presidente Bonaccini per prevenire (invano) il cambio cromatico di fascia. Si tratta “solo” di un giorno, è vero, peccato che quel “giorno” – la domenica – abbia sempre rappresentato il vero “core-business” dei negozianti locali. La domenica, infatti, lavorativamente parlando, assieme al sabato, è il giorno in cui – da sempre – si incassa di più.

E così nella categoria – già fortemente penalizzata dall’azzeramento della socialità serale – dilaga il malcontento: “È una decisione che ci penalizza molto – spiega Marco Canali, proprietario di Franca Boutique sul viale Carducci – con questa ordinanza lavoreremo meno e sicuramente, visto che molti il sabato lavorano, perderemo quella fetta di clientela che proviene dalle città vicine”.

“La verità – aggiunge Sabina Faretina, proprietaria di Egoist97 – è che dei piccoli negozianti non interessa nulla a nessuno. Tenere aperto un negozio nei mesi invernali a Cesenatico non è facile e tante realtà, alcune anche storiche e consolidate, rischiano ormai di scomparire. Ed un’insegna che si spegne, vorrei ricordarlo, è un pezzo di città che muore. Durante la settimana in giro non c’è nessuno. Ci salvava il weekend, ma adesso ci rimane solo il sabato, troppo poco per dare sostenibilità alle nostre piccole imprese. Sono amareggiata perché ho sempre adottato, con il massimo scrupolo, tutte le misure di sicurezza. Gli assembramenti non erano certo dentro al mio negozio!” conclude.

Rassegnazione anche da Ben Nevis, noto negozio di scarpe in via Saffi: “La decisione – dicono – è stata presa e ormai dobbiamo tenercela. Non me la prendo con nessuno perché la situazione è quella che è, ma credo che si sarebbe potuto continuare rispettando, come sempre, tutte le dovute precauzioni. I negozi chiusi non cambieranno granché la situazione perché la gente sarà in giro comunque, soprattutto se sarà un fine settimana di bel tempo”.

 
 
 
 

Gli animi non si risollevano di certo lungo il canale, dove alla Bottega Brandina non nascondono la preoccupazione: “Durante la settimana noi siamo chiusi, apriamo solo venerdì sabato e domenica, capisci che così ci tolgono il lavoro del tutto? Se non moriamo per il virus moriamo di fame!”.

Anche al negozio di giocattoli L’apprendimondo l’umore è a terra: “Lo trovo ignobile, non ho altre parole – commenta la titolare Renza Billi – durante la settimana in giro non c’è un’anima viva e il sabato e la domenica erano le uniche due giornate in cui si riusciva a lavorare. Poi questo è il momento clou per il mio settore: i regali di Natale molti cominciano a comprarli ora, se mi fanno riaprire a dicembre rimango fregata, tutti li avranno già comprati su internet. Sono molto arrabbiata e delusa dalle istituzioni che aiutano solo determinate categorie”.

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