Costano caro a San Marino le deboli misure del contenimento del Covid. Mentre in Italia l’indice Rt continua a scendere e le norme anti-contagio iniziano a dare qualche primo risultato, nell’Antica Repubblica la curva pandemica non accenna a calare, con i contagi in aumento (a ieri erano 258 i casi accertati) e i ricoveri in crescita, soprattutto nel reparto di terapia intensiva, dove i dodici letti dell’ospedale sono già tutti occupati. Insomma, nel rapporto contagi-tamponi, i numeri – per intenderci – in questo momento sono grosso modo quelli di Cesenatico, ma il trend cresce in maniera molto più rapida e il timore è che, di questo passo, la situazione possa diventare molto più seria.
Un caso? Certo che no visto che questo lembo di Romagna non si è allineato ai dpcm italiani e, grazie a regole più morbide (in primis, la non chiusura dei locali), il monte Titano è stato in queste settimane la meta preferita dai nostalgici dello Spritz e della tagliatella (malgrado le restrizioni della zona arancione gli sconfinamenti sono all’ordine del giorno).
E così, per la serie “meglio tardi che mai”, ieri sono entrate in vigore le nuove misure restrittive già annunciate nei giorni scorsi, anche se bar e ristoranti resteranno aperti fino alle 24. Ci sarà tuttavia qualche limitazione in più: ai tavoli si potranno accomodare solo 4 persone e le deroghe saranno concesse solo a membri di un unico nucleo familiare. Aperti anche i centri commerciali e i negozi mentre torna la didattica a distanza nelle scuole superiori fino al 23 dicembre.
Ieri le autorità hanno nuovamente lanciato un appello alla cittadinanza spiegando che “serve responsabilità da parte dei cittadini”. E da parte di chi governa no?