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La Regione Emilia Romagna non concorda con l’iniziativa della Commissione europea di ridurre nuovamente la pesca nell’Adriatico, questa volta per una percentuale che si aggira poco sopra al 15%. Anzi, rilancia chiedendo al Ministero che in Emilia-Romagna possa ricominciare la pesca al tonno rosso, un’attività che i pescatori del territorio hanno svolto con continuità dal 1951 al 2007, anno in cui era stata fermata dopo una riassegnazione delle quote.

La riduzione dello sforzo di pesca (la capacità di pesca per il periodo di tempo in cui viene applicata) potrebbe significare una grave crisi del settore ittico e quindi difficoltà per le tante famiglie emiliano-romagnole impegnate nel settore e nelle attività dell’indotto, con conseguenze molto pesanti. Il settore è già stato fortemente colpito dagli effetti della pandemia e dalla chiusura del canale Horeca, che di fatto ha fortemente limitato per diversi mesi la vendita di pesce fresco nella filiera della ristorazione.

La Regione ha avanzato nel frattempo la richiesta del ripristino di quote di pesca del tonno rosso in Adriatico, anche dopo le sollecitazioni della cooperativa “Casa del pescatore” di Cesenatico formulata in collaborazione con l’associazione Produttori Pesca Scarl, con le associazioni dei pescatori e di altri soggetti del territorio.

Due quindi le considerazioni dell’assessore regionale all’Agricoltura e Pesca, Alessio Mammi, per riattivare la pesca delle marinerie emiliano-romagnole: “La prima riguarda la necessità di salvaguardare il comparto ittico da decisioni che diminuirebbero in maniera irreversibile il lavoro e il guadagno dei pescatori, la seconda è inerente alla reintroduzione della pesca del tonno rosso anche sulle coste romagnole”.

Dal 2007, in concomitanza con lo stop emiliano-romagnolo, l’attività di pesca del tonno rosso nell’alto Adriatico è divenuta monopolio pressoché esclusivo della flotta croata, che attualmente dispone di 11 pescherecci e quote tonno riservate. In questi ultimi anni, peraltro, la presenza del tonno rosso è notevolmente aumentata in Adriatico, una proliferazione che sta avendo pesanti impatti sui piccoli pelagici (come pesci spada e sardine) e altre specie di cui il tonno è vorace.

 
 
 

“Il nostro no – precisa Mammi – è alla proposta della Commissione Ue di limitare fortemente le giornate di lavoro e il guadagno dei nostri pescatori e lo riferiremo al Ministero, chiedendo di sostenere questa posizione in sede europea nelle prossime settimane. Sarebbe un provvedimento ingiusto, che metterebbe in difficoltà migliaia di famiglie. E’ poi paradossale che il tonno possa essere pescato solo sul versante croato, perché i pescatori emiliano-romagnoli non hanno quote di pesca. Ci auguriamo che il Ministero possa farsi carico di questa richiesta che proviene dai nostri pescatori, affinché la problematica possa essere risolta in tempi ragionevoli attraverso l’attribuzione di una quota di pesca del tonno rosso alle imprese della nostra regione”.

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