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Per il mondo della ristorazione, già martoriato dalla zona arancione dello scorso 13 novembre, è stata la mazzata letale. Dopo l’ultimo Dpcm, in tanti avevano gettato il cuore oltre l’ostacolo e avevano deciso in gran numero di restare aperti proprio nei giorni festivi, Natale, Santo Stefano, ultimo dell’anno e Befana compresi. E le prime prenotazioni lasciavano presagire una risposta incoraggiante da parte della clientela. Tutto inutile.

Anche se l’asporto potrà portare qualche entrata, gli incassi non saranno mai e poi mai equiparabili a quelli che avrebbero avuto con una ristorazione “in presenza”. Per molte attività, già a reddito zero per tutta la scorsa primavera, sarà dunque un fine anno da dimenticare.

E allora che fare? C’è chi si rassegna e chi, invece, scende sul piede di guerra. Come i ristoratori bolognesi che, con i locali già pieni e prenotati, proprio non hanno digerito il nuovo stop: “Non si può nemmeno immaginare l’entità del danno – dice Vincenzo Vottero, presidente dei ristoratori di Ascom Bologna – a questo punto non rinunceremo ad avere i risarcimenti, è un danno voluto, non basteranno i ristori. Ci metteremo tutti insieme, faremo un cartello di ristoratori e faremo causa allo Stato per danni, parliamo di svariati milioni di euro persi”. Troppi per lasciar correre anche stavolta.

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