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Ad un semestre scarso dalle elezioni amministrative (pandemia permettendo) ancora fumata nera per il candidato sindaco del centro-destra.

Mentre sull’altra sponda si lavora da due mesi e mezzo per fortificare la squadra elettorale di Matteo Gozzoli (la scorsa settimana l’annuncio dell’appoggio ufficiale del Pri), nell’emisfero criptico che comprende Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ancora si sfoglia la margherita dei papabili.

Il nome ancora non c’è, ma il profilo – quello – esiste già da tempo. Serve un candidato smarcato dai partiti, una figura politicamente illibata, il classico libero professionista o imprenditore – non necessariamente del comparto turistico – in grado di attirare anche il voto dei moderati.

Del resto, nell’era del voto liquido, a destra come a sinistra, la parola d’ordine è “lista civica”, ovvero quello strumento elegante che ti consente di smarcarti dai vincoli ingombranti dei partiti e confezionare una proposta elettorale il più trasversale e scolorita possibile.

Per rimanere nei paraggi, un anno e mezzo fa alle Comunali di Cesena, il centro-destra scelse il commercialista Andrea Rossi, mentre a Rimini, per le prossime elezioni, si punterà sull’imprenditore della notte Lucio Paesani, patron del Coconuts.

Cesenatico proverà a fare altrettanto: Matteo Gozzoli, per scrollarsi di dosso l’ombra scomoda di un governo con cui lui stesso ha polemizzato, gareggerà sotto le insegne di una lista civica. E lo stesso farà il centro-destra che sta disperatamente cercando un profilo politicamente incontaminato. E’ una scelta strategica e, per certi aspetti, obbligata visto che i vivai dei partiti sono sempre più scheletrici e ormai incapaci di garantire il ricambio generazionale del passato.

Già, ma a pochi mesi dalle elezioni, con un antagonista che ancora non esiste, come si annuncia a Cesenatico la prossima chiamata alle urne? In casa Pd si vocifera di un sondaggio pre-elettorale che avrebbe fotografato una situazione in chiaro-scuro: in sostanza, Matteo Gozzoli, dopo questi cinque anni, godrebbe della fiducia di gran parte dell’elettorato, ma ci sarebbero un po’ di riserve sulla sua “squadra” che, in alcuni effettivi, verrebbe definita “troppo debole”.

Per questo, confermato Mauro Gasperini nel ruolo di vice-sindaco (il dazio imposto dall’Edera per il suo incondizionato supporto), la giunta potrebbe avviarsi verso un importante rimpasto.

E a destra? A destra ci si aggrappa alle rincuoranti percentuali del recente passato che, a parte le amministrative del 2016 (con Gozzoli vincitore al ballottaggio con 1764 voti di margine su Buda), negli ultimi anni a Cesenatico hanno sempre premiato le forze del centro-destra. Tutto dipenderà quindi dalla scelta del candidato che, con una pandemia sullo sfondo ed una comunità verosimilmente provata dalla crisi economica, potrebbe anche essere premiato ben oltre i suoi reali meriti.

A Cesenatico come altrove c’è però l’incognita dei Cinque Stelle o, meglio, di quei 2819 concittadini che, nel 2016, diedero il loro voto al progetto di un governo pentastellato. Il Movimento, sia chiaro, oggi non vale certo quel 21,5% che premiò cinque anni fa al primo turno Papperini, ma potrebbe essere proprio la scomposizione di quella ricca percentuale a far pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Insomma, pentiti o fedeli alla causa grillina, come ragioneranno nella cabina elettorale quei quasi tremila elettori? Proseguiranno coerentemente con una visione critica, per non dire ostile, nei confronti di questa amministrazione oppure, sulla scorta del modello nazionale, in caso di ballottaggio, sosterrebbero il candidato del Pd? La scelta del nuovo sindaco passa anche da qui.

 
 
 
 

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