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Crescono i numeri dei positivi al Covid-19 in tutta Italia, ma la Ministra Azzolina resta arroccata sulle sue granitiche convinzioni: “Il 7 gennaio – ha ribadito ieri – la scuola deve ripartire”. Costi quel costi.

E, invece, con l’emergenza pandemica sempre ai livelli di guardia, aumentano da più parti dubbi e perplessità sull’opportunità di far tornare sui banchi tutti i ragazzi dopo l’Epifania. Lo stesso Governatore Bonaccini, nelle sue vesti di presidente della Conferenza delle Regioni, guardandosi un po’ attorno, ieri ha lanciato il sasso: “Io credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica”. Come dire, forse sarà bene ripensarci.

Del resto gli studiosi mettono in guardia. “Aumenta notevolmente la circolazione del virus in Italia e inizia ad aumentare di conseguenza la pressione sulle unità di terapia intensiva”. Dunque, parlando dell’Emilia Romagna (dove da Natale si registrano oltre 2000 nuovi contagiati al giorno), basteranno quei 172 autobus in più messi a disposizione dalla Regione per garantire un argine efficace contro la propagazione del virus? Sono in tanti a nutrire dubbi, anche perché, ad esempio, il trasporto ferroviario sarà lo stesso lasciato prima di Natale e molte province della nostra regione – Ravenna in primis – vivono proprio in questi giorni il loro picco dei contagi.

La soluzione potrebbe essere il vaccino per tutto il personale della scuola: l’80% dei docenti lo farebbe subito, stando ad un sondaggio al quale hanno partecipato in totale 10.445 persone. Ma il mondo della scuola non ha un calendario vaccinale ad hoc, quindi docenti e bidelli verranno vaccinati probabilmente tra aprile e settembre. “Troppo tardi”, secondo tutti i sindacati.

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