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Dopo litigi, accuse incrociate e l’ombra di una crisi di governo, ieri sera si è arrivati finalmente ad una decisione condivisa sulla riapertura della scuola.

La campanella suonerà lunedì 11 gennaio, una data-compromesso tra chi voleva il rispetto della scadenza del 7 gennaio e chi, al contrario, sbandierando i dati poco rassicuranti sulla pandemia, avrebbe voluto prorogare il ritorno in classe almeno fino al 18 gennaio.
Come si temeva, dunque, la
scuola, ancora una volta, è diventato il terreno dello scontro fra le forze di governo e dunque la data dell’11 gennaio non è la logica risultanza di una serie di valutazioni di carattere sanitario, ma l’approdo negoziato di una pericolosa querelle politica.

 
 
 
 

Alla fine il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera, firmando in blocco il decreto che entrerà in vigore dal 7 gennaio introducendo, tra l’altro, un Rt più rigido per la classificazione di rischio regionali. E anche sui vaccini il decreto introduce una norma secondo cui, qualora un paziente non in condizione di esprimere il consenso libero alla somministrazione sia privo di un tutore legale, sarà il giudice tutelare a rinviare al direttore sanitario o responsabile medico la decisione della somministrazione.

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