fbpx

L. T. a Gatteo Mare lo conoscevano tutti. Del resto, non era tipo da passare inosservato. Auto costose, abiti firmati, Rolex al polso. Un po’ troppo per un figlio di albergatori.

E, del resto, la passione per gli articoli di lusso quel 33enne l’aveva sempre avuta, come si evince dalla sua pagina instagram di qualche anno fa nella quale pubblicava in rassegna le foto di tutti gli status-symbol della “riccanza”: una Ferrari 458 Italia, un Rolex Daytona d’oro rosa, una risma di banconote da 500 euro, un’Aston Martin e un Audemars Piguet.

Per realizzare tutti quei sogni – come in tanti già sospettavano in paese – aveva scelto la scorciatoia più classica, quella della droga. Ma non il piccolo spaccio, bensì la filiera – assai più remunerativa – del narcotraffico.

A porre fine ai suoi sogni e a dare una svolta imprevista alla sua “bella vita” è stato, lunedì scorso, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Varese che lo ha arrestato nell’ambito di una maxi-operazione che ha portato al sequestro di oltre 66 chili di sostanza stupefacente (65 chili di hashish ed un chilo di marijuana) nonché di denaro contante per 24 mila euro.

L.T. aveva un’azienda che produceva cannabis legale con sede a Sogliano sul Rubicone, ma nel “dietro le quinte” di quell’attività – con la complicità di un altro imprenditore di Cantù – aveva messo in piedi un giro di droga di proporzioni gigantesche. Nella sua azienda i finanzieri gli hanno trovato 40 chilogrammi di hascisch.

 
 
 

L.T., come detto, era un volto molto noto a Gatteo Mare, dove i genitori gestiscono da tempo un albergo in viale Gramsci. Nelle ultime estati, su viale delle Nazioni, aveva preso in gestione, assieme alla moglie, un’elegante bigiotteria e, poco distante, anche uno dei bar storici del paese.

Per la verità, come spesso capita nelle piccole comunità, come si guadagnasse da vivere quel giovane sempre vestito firmato lo avevano capito in tanti e dunque la notizia del suo arresto non ha lasciato particolarmente stupiti, anche se nessuno poteva immaginare che il giro di stupefacenti fosse di così ampie dimensioni.

Dopo aver perso tanti anni fa un fratello in circostanze tragiche, L.T. si era dedicato al business legale della cannabis, un nuovo segmento commerciale dove, con un po’ di spregiudicatezza, i fatturati possono crescere in maniera esponenziale. E lui aveva scelto senza indugio la versione più estrema di quell’attività stringendo contatti con un altro maxi-spacciatore lombardo. Ed è stato proprio l’arresto a Cantù del suo complice a metterlo nei guai.

Per i finanzieri, infatti, non è stato difficile disegnare il percorso della droga e risalire a quello stabilimento di Sogliano dove, in appositi capannoni, la cannabis diventava hascisc.

Il vasto giro di droga garantiva a L.T. introiti molto consistenti e a chi, oggi, si domanda se il gioco valesse la candela, invitiamo a riflettere sull’epilogo di questa bizzarra storia: arrestato dai militari, malgrado i 40 chili di stupefacente trovati nella sua azienda, il giovane è stato rilasciato. Attenderà il processo in regime di libertà.

Sostieni livingcesenatico con una piccola donazione!

 
Inviando questo modulo acconsenti al trattamento dei dati secondo le vigenti norme di Privacy e diritto di autore. Per maggiori informazioni vai alla pagina Privacy e Cookie.

Leave a Reply