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È uno dei temi più suggestivi della marineria tradizionale: le vele al terzo colorate e decorate che diedero vita in Adriatico ad una vera e propria “araldica del mare”.

A Cesenatico il Museo della Marineria espone nella Sezione Galleggiante dieci barche in acqua, complete di vele, che vengono ammainate da Pasqua fino al mese ottobre. E quello che rende unica la Sezione Galleggiante in estate sono proprio le vele, caratterizzate dai vivaci colori realizzati con terre e decorate con simboli che rappresentavano l’appartenenza alle diverse famiglie di pescatori.

Un’emozione che si vive una volta l’anno è la veleggiata della costa che richiama a Cesenatico circa trenta imbarcazioni storiche tipiche dell’alto adriatico, un tradizionale appuntamento che e si tiene di solito la prima settimana di agosto in occasione della Festa di Garibaldi.

portocanale, vele

Usanze e tradizioni marinare

L’usanza di dipingere le vele è antichissima, tuttavia, è nel periodo dell’ultima marineria a vela adriatica che la decorazione delle vele al terzo di bragozzi, trabaccoli, topi, battane e altre barche divenne un fenomeno di grande valore storico e antropologico, e in seguito anche una forma di espressione artistica popolare. Per lungo tempo, infatti, queste vele a forma di trapezio e col pennone sporgente un terzo avanti all’albero (da qui il nome), furono sempre colorate con le caratteristiche tinte ocra delle terre naturali (giallo, arancio e rosso), colori che garantivano la migliore visibilità delle vele in mare e una maggiore sicurezza in caso di soccorso.

Il tinteggio delle vele

Le vele venivano tinte con il colore mescolando le terre con l’acqua e un legante, poi distribuito con una spugna sui disegni. Importante il fissaggio della tinta, che avveniva per immersione nell’acqua di mare.

La loro tintura, oltre alla funzione di proteggere le fibre della tela, ebbe lo scopo di contraddistinguere le barche attraverso i colori e l’aggiunta di lettere alfabetiche e simboli. Col tempo le decorazioni divennero sempre più elaborate, dando vita ad una vera e propria “araldica del mare”, dove ogni famiglia di pescatori andava orgogliosa della propria vela, come gli antichi cavalieri del loro scudo.

A Cesenatico si verificarono accese polemiche sull’utilizzo dell’immagine del delfino. Oltre ai simboli più comuni, come il sole nascente, erano molto diffusi quelli religiosi come la croce e quelli legati al cognome o soprannome del capobarca. Ancora oggi nei vicoli della “Valona” attorno nell’antico Squero di Cesenatico si possono ammirare le vele “issate” sulle case dei pescatori.

Le principali decorazioni erano il “gallone”, il “moccolo”, la “striscia”, la “pappardella”, la “tovaglia” e i “tovaglioli”, simboli che si univano in caso di matrimonio.

Infine sulle vele iniziarono a comparire raffigurazioni pubblicitarie di nomi e marchi di prodotti: un’usanza dovuta all’utilizzo delle imbarcazioni per il trasporto dei turisti.

piazza spose marinai

Le decorazioni delle vele servivano anche per permettere di essere avvistati e riconosciuti a terra soprattutto nelle giornate di burrasca. Le donne dei pescatori infatti, come tradizione vuole, andavano in Piazza Spose dei Marinai per aspettare il ritorno dei propri cari. Dalla piazza potevano riconoscere l’imbarcazione della famiglia grazie ai simboli impressi nelle vele. A imperitura memoria oggi in piazza sorge una statua in loro omaggio.

Anna Budini

Anna Budini

Anna Budini scopre il mondo del giornalismo nel 2004 nella redazione de La Voce di Romagna. Ha poi l'occasione di passare ai settimanali nazionali, inizia così a scrivere per Visto, ma nonostante la firma sul nazionale, scopre che la sua grande passione è la cronaca locale. Dal 2016 ha iniziato a scrivere per il Corriere della Sera di Bologna.

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