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Prima o poi il problema doveva essere affrontato, anche se – per ovvie ragioni di etica e libertà – quella dei medici e degli infermieri “no vax” non è una questione che si può risolvere con una semplice circolare.

Nonostante questo l’Ausl Romagna ci prova e, con una comunicazione interna, ha individuato 3500 camici bianchi ancora non vaccinati chiedendo, entro cinque giorni, di sottoporsi al vaccino anti-Covid.

Difficile capire come reagirà la platea dei no-vax ma, a quanto pare, l’Ausl userà il pugno duro e chi si rifiuterà sarà sospeso fino al 31 dicembre senza lo stipendio. Sulla carta, dunque, il problema sembra di facile soluzione ma, in realtà, tra ricorsi e vertenze sindacali, la questione in pratica è molto più complessa di ciò che appare.

 
 
 

Per il momento, però, l’indagine è solo conoscitiva. Man mano che si spuntano i nomi dei 3500 medici ed infermieri ancora non vaccinati vengono inviate le lettere in cui si invitano i sanitari a esporre le loro motivazioni per la mancata vaccinazione. Nel caso in cui le risposte non pervengano o la scelta di non sottoporsi all’iniezione non sia giustificata parte la raccomandata con l’invito a presentarsi all’hub vaccinale entro cinque giorni dalla ricezione.

 

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