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A cura di Federica Gualdani

“La moto è un mezzo per creare porte d’entrata verso la Chiesa. Molti pensano che per accedere sia necessario dare qualcosa in cambio. Ma non è così. La Chiesa non chiede. Accompagna, semplicemente.”

Queste sono le parole del parroco di Budrio di Longiano, don Filippo Cappelli. Tanto singolare quanto originale, don Filippo è conosciuto in tutta la Riviera (e non solo) per le sue iniziative che uniscono il mondo della fede con quello delle due ruote. Mostra come, in realtà, non si tratti di due universi così distanti. Anzi, fa capire quanto, insieme, possano essere utilizzati per aspirare ad un obiettivo molto più ampio. Moto, strade, pendolari, centauri, racconti di vita vengono inquadrati all’interno di un progetto che ha, come fine ultimo, la creazione di un contesto che possa venire incontro alle esigenze di tutti.

Don Filippo Cappelli

«Mio padre era un Carabiniere a cavallo. La sua non era solo una professione. Era una passione vera e propria. Arma e cavalli. Da piccolo ho avuto modo di praticare tutti i tipi di sport. Ma quando ho deciso di avvicinarmi a mia volta all’area ippica… non ho ricevuto esattamente la risposta che mi aspettavo. “Ecco. Adesso hai tutti i cavalli che vuoi”. Questo disse mio padre quando mi regalò la prima moto.

La mia è una delle classiche vocazioni avvenute in età adulta. Ho avuto modo di fare esperienze e di conoscere la vita nelle sue sfumature. Sono sempre stato molto curioso e, soprattutto, ho sempre cercato di dare un senso alle cose che facevo. E che faccio tutt’ora».

 
 
 
 

«Attualmente sono impegnato in molte iniziative che riguardano “le due ruote della fede”. Di recente ho incontrato mons. Giulio Mencuccini. Si tratta di un vescovo-biker con cui sto organizzando un enorme raduno in segno della fede. Abbiamo già  preso i contatti con la Federazione Motociclistica Italiana. Don Gionatan De Marco, invece, mi ha chiesto di coordinare il tavolo della pastorale della strada. È un’enorme opportunità per fare incontri: la strada viene vissuta da tutti. Sia da chi lo fa per piacere personale sia da chi, invece, è costretto per necessità».

«Ho anche  fondato il motoclub cristiano della parrocchia di Budrio. Lo scopo è quello di creare delle porte d’accesso verso la Chiesa. Grazie a queste iniziative riesco ad avvicinare i ragazzi e a veder tornare persone che non frequentavano l’ambiente ecclesiastico da tempo. Ogni anno organizziamo un motopellegrinaggio per visitare luoghi di culto con i nostri mezzi e per “vivere cristianamente la strada”.  Il “Blessing Day”, poi, è una giornata in cui mi occupo di benedire le Harley. Ma non solo: c’è anche una data dedicata alla benedizione delle altre moto. Queste sono occasioni che vanno oltre la semplice passione per i motori: si tratta di momenti fatti di racconti di vita e di gente che giunge anche semplicemente per parlare.

Chiaramente cerchiamo anche di sensibilizzare sul tema della prudenza sulle strade: durante le uscite mettiamo la sicurezza al primo posto. È l’unico modo per evitare gli incidenti che, negli ultimi tempi (e soprattutto d’estate) stanno diventando sempre più frequenti».

La moto, quindi, è un mezzo  per creare contatti, legami, rapporti.

«Siamo tutti uomini, in fin dei conti. Tutti cerchiamo le stesse cose. E dobbiamo dobbiamo poterle vivere al meglio».

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