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Pensavamo che, con un colpo di spugna, l’estate avesse spazzato via tutte le paure della pandemia. E, invece, come un tir contromano, si torna a parlare di fascia gialla. Per il momento, i dati regionali sono buoni (ma in risalita) e dunque la questione non ci riguarda. Ma conosciamo bene la filiera del contagio e dunque sappiamo tutti che ciò che accade in Lombardia o in Campania o in Sicilia, presto po tardi, tocca anche a noi.

Del resto, la variante Delta corre in tutta Europa e anche in Italia i contagi gradualmente sono tornati a crescere. Nel Paese l’impatto della variante ha quasi raggiunto il 30% e viaggia verso il 70% che secondo le simulazioni dovrebbe essere raggiunto nel mese di agosto. I contagi sono in forte aumento: il 14 luglio sono stati rilevati 2.123 casi, mentre pochi giorni prima, il 28 giugno, erano 389. E a infettarsi sono soprattutti i giovani, che non sono vaccinati, ma grazie all’età hanno forme più lievi della malattia.

La notizia buona è che il virus avanza, ma i ricoveri non corrono alla stessa velocità. Fra il 24 e il 30 giugno in terapia intensiva c’erano 57 pazienti con 5.144 nuovi casi, la settimana dopo 40 in terapia intensiva e 5.813 nuovi positivi. Tra l’8 e il 14 luglio i contagi corrono – se ne registrano 10.150 – ma in terapia intensiva finiscono in 46.

 
 
 

Con gli attuali parametri in vigore già varie regioni viaggiano verso la zona gialla: Sicilia (29 nuovi casi settimanali ogni 100mila abitanti), Sardegna (28), Veneto (23), Campania e Lazio (20). Con numeri in costante aumento da alcuni giorni. Attualmente fra i parametri sotto la lente del ministero della Salute e del Cts c’è l’incidenza del nuovo coronavirus ogni 100mila abitanti: se superano i 50 casi si passa in zona gialla. Scatta l’allarme con un combinato di contagi (Rt), superamento del 40% del tasso di occupazione delle aree mediche e del 30% quello delle terapie intensive.

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