Dal 1865 – esattamente 156 anni – a San Marino l’aborto è illegale, ma ora il Titano prova a rivoluzionare la legge che considera l’interruzione volontaria di gravidanza un reato punibile fino a 6 anni di carcere.
Il prossimo 26 settembre i cittadini della Repubblica andranno al voto per un referendum, con il quale decideranno se legalizzare o depenalizzare l’aborto.
Il referendum è stato indetto dall’Unione Donne Sammarinesi, che al 31 maggio del 2021 hanno presentato 3.028 firme autenticate e 251 firme di residenti e sostenitori. Il quesito referendario recita: “Volete che sia consentito alla donna di interrompere volontariamente la gravidanza entro la 12a settimana di gestazione, e anche successivamente se vi sia il pericolo per la vita della donna o se vi siano anomalie e malformazioni del feto che comportino grave rischio per la salute fisica o psicologica della donna?”.
Oggi, a San Marino, l’aborto è illegale senza eccezioni e punito con il carcere. L’’interruzione volontaria di gravidanza non è consentita in alcun caso, nemmeno per salvare la donna in grave e immediato pericolo di vita, se la gravidanza è conseguenza di incesto o stupro o se le condizioni del feto sono incompatibili con la vita.
Il codice penale di San Marino, rimasto più o meno invariato dal 1865, prevede all’articolo 153 che “la donna incinta che si procura l’aborto e chiunque vi concorra sono puniti con la prigionia di secondo grado (non meno di tre anni di carcere). Stessa pena per la persona che procura l’aborto.