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Una ripresa – iniziata dalla seconda metà di giugno e proseguita a luglio e agosto – che rappresenta “una boccata d’ossigeno” per il turismo emiliano-romagnolo, un settore in cui appaiono necessari “una seria programmazione e interventi decisi per ritornare alla normalità perduta”. È quanto emerge da un’indagine commissionata da Assoturismo Confesercenti Emilia-Romagna al Centro Studi Turistici di Firenze su un campione di 512 imprese ricettive della regione.

Nel corso del trimestre estivo negli hotel e nelle altre strutture ricettive viene evidenziato nell’indagine “sono stati registrati 20,1 milioni di pernottamenti, cioè il +37% rispetto al trimestre 2020”. Le stime indicano in oltre 2,4 milioni le presenze dei turisti stranieri (+41,7%), mentre i pernottamenti degli italiani supererebbero i 17,7 milioni (+36%).
Ad ogni modo, “se si confrontano questi dati, con l’estate 2019 i numeri raccontano di una stagione al di sotto di quella che si può considerare la normalità, con 4 milioni in meno di pernottamenti rispetto al 2019 (-16%)”.
Guardando al territorio sulla Riviera si è registrato un aumento stimato delle presenze, sul 2020, del 37% per un totale di oltre 17,7 milioni, (+41% gli stranieri, +37% gli italiani). Rispetto al 2019 però, si riporta una diminuzione del 14,7%.

 

 
 
 
 

Nelle città d’arte il trimestre ha segnato un +39,8% dei pernottamenti, pari a oltre 1,1 milioni sul 2020, (+38% le presenze italiane, +45% quelle straniere). Rispetto al 209 il dato segnerebbe ancora un -36,6%.
Per quanto riguarda le località termali il trimestre si attesta al +38,4% sul 2020 (+44% gli stranieri, +38% gli italiani) per 270.000 presenze stimate: rispetto al 2019 il dato segnerebbe ancora un -29,6%. Sull’Appennino la stima è di una crescita del 28,3% rispetto al 2020 (+28% gli italiani, +39% gli stranieri) per 405.000 presenze stimate in calo del 3,9% sul 2019.

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