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Poiché il voto si esprime con una “ics” (e non con una motivazione allegata) non sarà semplice, questa volta, per il centro-destra spiegare le ragioni di questa disfatta.

Cinque anni fa Roberto Buda arrivò alle elezioni sfiancato dai dispetti degli ex alleati, con un centro-destra coriandolizzato e sulla testa le orecchie d’asino del commissariamento.

Questa volta la coalizione si è ricompattata e, rispetto a quel giugno del 2016, le cose sono andate ancora peggio (58% a 42% cinque anni fa, 62% a 38% oggi). Sono percentuali bulgare che ci riportano alla Prima Repubblica, quando Bissoni, Natali e Zoffoli vincevano in scioltezza.

Andiamo subito al punto. Con il comodo “senno di poi” – a giudicare dagli appena 4472 voti (meno del ballottaggio del 2016!) – Roberto Buda si è rivelato il candidato sbagliato, l’ennesima scommessa strabica di Jacopo Morrone che, sul territorio, continua ad inanellare una debacle dopo l’altra. Altro che sfida al fotofinish! E’ bastato lo spoglio delle prime mille schede per capire che non ci sarebbe stata partita (i complimenti di Buda sono arrivati quando erano stati scrutinati meno della metà dei 23 seggi).

Del resto, malgrado l’entusiasmo illusorio che sedimentava soprattutto nel rumoroso elettorato cattolico, da subito si è avuto il sospetto – per non dire la certezza – che Buda rappresentasse il classico “piano B”.

“Se proprio non dovesse esserci nessuno mi metterò a disposizione…”, aveva ripetuto più volte il professore prima di ufficializzare la sua candidatura, alimentando l’idea spenta di una “scelta di servizio”, il classico sacrificio di chi è costretto a fare il passo perché – nelle alte sfere – non hanno trovato alternative. Buda, alla fine, ha fatto quello che poteva, ma non è Harry Potter e, nell’urna, la matematica si è semplicemente saldata con la logica.

 
 
 
 

Vista la debolezza dei traino dei partiti nazionali (10,1% Fratelli d’Italia, 6,5% la Lega) per colmare il gap, serviva almeno una squadra forte e credibile e, invece, le figure più carismatiche della città, per l’ennesima volta, si sono defilate dalla contesa elettorale, lasciando spazio alle seconde linee. E’ un antico vizio del centro-destra di Cesenatico, dove le persone che valgono davvero – e il centrodestra ne avrebbe tante – continuano a tenersi a debita distanza dall’impegno politico.

I demeriti della coalizione di Buda, tuttavia, non devono appannare i meriti sacrosanti di Gozzoli che, ancora una volta, ha trasmesso alla città un’idea solida di affidabilità. La sua, del resto, è stata la legislatura del buon senso, della serietà e del realismo.

Con una pandemia sullo sfondo, ha sempre lavorato con fermezza ed intensità offrendo quel segno rassicurante di presenza che l’urna elettorale, alla fine, gli ha restituito. Del resto, più delle valutazioni, mai come in queste occasioni, contano i numeri: se dopo cinque anni di governo riesci ad aumentare di oltre mille voti i tuoi consensi vuol dire che sei stato bravo.

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