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Altro che indagine chiusa! Sul caso della morte di Marco Pantani la Procura di Rimini ha chiesto gli atti secretati all’Antimafia. Un atto importante perché dimostra che, sull’indagine, qualcosa ancora non torna.

 
 
 
 

I titolari del fascicolo (il terzo della lunga storia processuale del Pirata) – ovvero il procuratore capo Elisabetta Melotti e il pubblico ministero Luca Bertuzzi – dopo aver nuovamente interrogato Flavio Miradossa (il pusher di fiducia di Pantani), hanno chiesto di poter accedere alle dichiarazioni secretate fatte a Roma dallo spacciatore condannato in via definitiva a 5 anni di carcere.

La ragione? Capire se nelle dichiarazioni originarie del pusher ci sia qualche passaggio utile alle indagini (cosa che, ad oggi, non sembra emersa).

L’attenzione degli inquirenti si focalizzerà, in particolare, sulla pista suggerita da Miradossa che, all’Antimafia, disse di “cercare la soluzione del giallo di Pantani seguendo la traccia dei soldi”. Già, ma quali soldi? Quelli che un parente molto vicino a Marco aveva prelevato da una banca di San Marino per poi essere costretto a restituirli alla Polizia non appena rimesso piede sul territorio italiano.

Ma non sarebbe quella l’unica “zona d’ombra” che ancora aleggia sul caso Pantani. Tanti nuovi spunti d’indagine sarebbero infatti contenuti nelle 51 pagine del memoriale che i nuovi legali della famiglia Pantani – Fiorenzo ed Alberto Alessi – hanno consegnato in procura nei giorni scorsi.

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