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A cura di Federica Gualdani

Moda, bodypositive e creatività. Beatrice Bonetti, in poche parole. Modella curvy e event designer, racconta la sua storia prima e dopo la Milano Fashion Week 2021.

“Nasco da madre slovena e padre leccese. I traslochi sono cominciati sin dalla mia infanzia. Io e la mia famiglia abbiamo dovuto affrontare vari spostamenti con la Romagna come meta ultima”.

beatrice bonetti
 
 
 
 

“La scuola è sempre stata un contesto difficile da gestire. Ero una bambina alta e imponente rispetto alle mie coetanee. Per questo, soprattutto negli anni delle elementari, sono stata vittima di bullismo. Gli episodi ripetuti mi hanno portata ad essere progressivamente più insicura rispetto al mio corpo e alla mia immagine. Mi sono isolata. Non stavo bene con gli altri. Ma nemmeno con me stessa, a dirla tutta”.

“Posso dire di essermi rialzata praticamente da sola. Ho superato la fase di buio e mi sono, per così dire, riscoperta. Ho cominciato ad apprezzarmi e a rendermi conto che le imperfezioni su cui mi focalizzavo non erano l’elemento centrale di me. Da lì è cominciato tutto. Acquisendo sicurezza, piano piano, ho inviato proposte a varie agenzie in attesa di una chiamata. È stato un lavoro più difficile nel mio caso. Le modelle curvy, nell’immaginario comune, sono viste come le ragazze acqua e sapone. Concezione totalmente contrastante con quella che è la mia figura. Sono molto tatuata. Specialmente su braccia e gambe.

Ho mosso i primi passi posando per alcuni cataloghi. Poi ho partecipato a Detto Fatto con l’intento di promuovere l’idea di donna normale. Cercare di rompere lo schema che identifica la femminilità con la magrezza assoluta”.

beatrice bonetti

“Parlando della Milano Fashion Week, invece, non posso raccontare una storia di inclusione e solidarietà (come probabilmente si aspetterebbero molti). La questione di fondo è che la moda, nella maggior parte dei casi, non apprezza il corpo curvy. Lo accetta, certo, ma solo perché è costretto. Quella applicata nei nostri confronti è discriminazione. Sfiliamo e veniamo postate sui social per ultime. Non ci viene mai data la precedenza nei camerini. Anzi, a volte non ci viene concesso nemmeno il camerino. Per modelle come noi è più che sufficiente un bagno o un corridoio no? Siamo anche costrette a sorridere in passerella. Non so per quale misteriosa irrazionalità, ma la nostra categoria è vista come quella delle ragazze sorridenti. Allegre. Che prendono questo lavoro come se fosse un gioco. Non ci è data la possibilità di essere serie, impostate o semplicemente sexy. Le uniche persone che ci considerano a tutti gli effetti sono quelle che fanno parte del personale. Cioè coloro che si adoperano per il funzionamento tecnico delle sfilate”.

La moda non apprezza il corpo curvy. Lo accetta ma solo perché è costretto

“Mi hanno chiesto di tornare a posare per la prossima Milano Fashion Week. Ma ho rifiutato. Il mio lavoro è allestire locali ed eventi. Voglio concentrarmi e orientare i miei obiettivi in quella direzione. Fare la modella è e resta un divertimento.

Infine posso dire che la bellezza di una donna è qualcosa che va ben oltre il corpo. Non dipende affatto dalla taglia indossata. Carisma, magnetismo, consapevolezza e sicurezza. È ciò che rappresenta al meglio la nostra essenza. La nostra autenticità. Cioè il nostro valore.”

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