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a cura di Federica Gualdani

Parola a chi ha rinunciato alle feste. Altroché decorazioni. Mascherine, disinfettanti e tamponi prendono il posto di luci e regali. Le “feste asettiche” diventano una realtà comune a molti. Non proprio ciò che potrebbe definirsi un “buon Natale”.

 
 
 
 

La voce protagonista è rappresentata, ancora una volta, dai ragazzi. Da tutti coloro che hanno visto cancellato il piacere del periodo natalizio a causa della quarantena. Si sa: in una situazione come quella attuale non è possibile progettare uscite o incontri a grande numero. Ma trascorrere un momento di serenità con i cari più stretti sarebbe già abbastanza. È chiedere troppo? Forse sì.

Lo raccontano gli adolescenti di Cesenatico che hanno vissuto l’esperienza in prima persona. Niente esclusione di colpi: chi costretto all’isolamento, chi scoperto positivo all’ultimo minuto e chi impossibilitato a raggiungere una fetta di famiglia lontana.

Camilla, 16 anni: “Non l’ho presa benissimo. Avrei voluto fare tante cose ma poi, in sostanza, ho dovuto annullare tutto. Ho trovato conforto nelle chiamate dei miei amici, anche loro nelle mie stesse condizioni. Ho avuto subito dei veri e propri crolli emotivi. La prospettiva delle vacanze in segregazione non è poi così allettante. Come sarà tornare a scuola senza nulla da raccontare? Né relax, divertimento o piccoli contesti conviviali. Mi è mancato molto percepire l’atmosfera natalizia. Non scambiarsi i regali, incontrare i parenti e pranzare con loro. Anche un aspetto spesso sottovalutato tra i giovani: andare a messa. Il Capodanno, poi, è un capitolo a parte. In cui il momento topico è stato immaginare una festa davanti alla televisione.”               

Andrea, 18 anni: “Ho dovuto eseguire un tampone a causa di un contagiato nella mia classe. Ma tutto bene, risultavo negativo. Quindi penso mi sia stato attaccato dopo, da un parente o da un amico. Nei giorni che precedevano il secondo test sono uscito un po’, nei limiti del concesso, in attesa del risultato. Tutto tranquillo. Fin quando non è venuta la febbre a mia madre. Subito quarantena preventiva. Ho trascorso praticamente tutte le vacanze in casa. È illusorio credere che i ragazzi siano esentati. La mia temperatura è salita fino ai quaranta gradi. Non so se mi spiego. Ho sofferto molto. Non poter vedere nessuno, non rispettare una tradizione che portiamo avanti da tutta la vita. Senza contare il mio bisogno continuo di stare fuori. Di sentirmi libero. Bella cosa, il capodanno. Ero convinto che, a questo punto, avrei potuto contare sulla mia negatività. Invece, neanche a dirlo, mi sbagliavo. I sintomi erano spariti. Ma il virus no. Un brindisi da solo, tra videochiamate e serie TV, è stato il mio modo per accogliere questo 2022. Divertente pensare a come uscirò da queste vacanze più stanco e più frustrato di prima. Lo dico fuori dai denti: è stata una vera e propria bastonata. Al prossimo tampone.”

Veronica, 16 anni: “Direi di risparmiarci gli auguri di Natale. Magari l’anno prossimo. Non è stata esattamente una festa. Più un teatrino della tragedia. No, non sono mai risultata positiva ai tamponi. Ne ho fatti due, ma entrambi confermavano l’assenza del Covid. Ero già pronta per partire e raggiungere una parte di famiglia che vive in Toscana. È quasi un rito. Qualche cosa che bisogna fare per rendere il Natale degno di questo nome. Sono persone che non vedo mai. Con le quali non ho contatti diretti, salvo queste rare occasioni. Ma, alla vigilia della partenza, sono stata fermata. Una telefonata di mia nonna mi ha avvisata: la calata di popolo era da rimandare. Gli zii positivi. I cugini pure. Godono tutti di ottima salute, per carità, ma in quel momento è stato come se mi fosse crollato il mondo addosso. L’essenza del Natale, per me, è trascorrerlo con loro. E togliere questo è stato come togliere una parte che mi appartiene. Una delle tante che è venuta meno a causa della pandemia.”     

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