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Il giusto riconoscimento del valore aziendale dell’impresa, degli investimenti realizzati e della professionalità degli operatori.

Questo il nucleo del documento sul settore balneare – condiviso con le associazioni di categoria e presentato ai Comuni costieri per le loro osservazioni – che la Regione Emilia-Romagna porterà all’attenzione del Governo per dare “un contributo concreto alla riforma nazionale del comparto” in vista dell’applicazione della direttiva Bolkestein e alla luce della recente pronuncia del Consiglio di Stato che anticipa al 31 dicembre 2023 la scadenza delle attuali concessioni.

 
 
 
 

Una decisione – viene spiegato dalla Regione – che riguarda complessivamente 1.067 imprese balneari attive sul territorio, di cui 959 in Romagna: 427 in provincia di Rimini, 355 in quella di Ravenna e 177 in quella di Forlì-Cesena cui vanno aggiunte altre 97 nel Ferrarese. Realtà per lo più a conduzione familiare – il 44,5% del panorama italiano – e che offrono lavoro, in Emilia-Romagna, a circa 45.000-50.000 a persone, a cui va sommato tutto l’indotto.

 

In particolare, il documento “punta sul giusto riconoscimento del valore aziendale dell’impresa, degli investimenti realizzati e della professionalità degli operatori. Elementi che dovranno essere considerati tra i criteri di valutazione dei nuovi bandi di gara, insieme agli standard qualitativi dei servizi e alla sostenibilità sociale e ambientale del piano degli investimenti. Con l’esclusione del rialzo del canone demaniale che non dovrà essere oggetto di gara ma rimanere predeterminato per legge dallo Stato”.
Ad ogni modo, argomentano il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini e l’assessore regionale al Turismo, Andrea Corsini, “bisogna agire, fare in fretta e bene fermo restando il fatto che non tocca alle Regioni decidere se devono essere fatte le gare per l’assegnazione delle concessioni: una decisione, questa, che spetta esclusivamente al Governo”.

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