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Continua a far discutere il tema del tracciamento dei contagiati in isolamento. Un’idea destinata a sollevare polemiche è quella che arriva da Ravenna, dove il sindaco Michele De Pascale ha autorizzato addirittura la localizzazione dei malati attraverso lo smartphone. In pratica, tutti i contagiati che si trovano in quarantena potrebbero essere contatti dalla Polizia Locale per inviare la propria posizione attraverso il cellulare. Un metodo senza dubbio efficace ma che ha scatenato una ridda di proteste diventando, come sempre, anche un caso politico (la Lega ha parlato di “sistema liberticida”).

“L’isolamento domiciliare – ha spiegato ieri in una nota il sindaco di Ravenna – è una misura prevista dalla legge per fronteggiare l’emergenza COVID-19. Il provvedimento è adottato dal Dipartimento di sanità pubblica. L’articolo 4 ‘Sanzioni e controlli’ del decreto-legge 25 marzo 2020 n.19, nel prevedere le sanzioni per il mancato rispetto delle misure, statuisce, in relazione ai controlli, che ‘l’esecuzione delle misure’ si realizzi ‘avvalendosi… del personale dei corpi di polizia municipale munito della qualifica di agente di pubblica sicurezza…’. Per l’accertamento del rispetto della misura dell’isolamento domiciliare ai selezionati (quarantena precauzionale o divieto di allontanarsi dalla propria abitazione), gli organi addetti al controllo procedono secondo le modalità descritte all’articolo 13 della legge n. 689 del 1981 e, dunque, possono recarsi al domicilio oppure optare per ‘ogni altra operazione tecnica’. La prima operazione che viene compiuta è quella di contattare l’interessato sull’utenza contenuta negli elenchi che, quotidianamente, sono diramati dal Dipartimento di sanità pubblica agli enti preposti al controllo. Il colloquio telefonico consente di concordare la modalità più gradita e fornire informazioni e chiarimenti. Oltre alla tradizionale visita a domicilio, la persona viene informata – anche a salvaguardia della sicurezza degli operatori di polizia – della possibilità di dimostrare consensualmente la propria presenza al domicilio mediante l’invio volontario del dato di posizione geografica del proprio apparato telefonico. Il dato eventualmente inviato è di tipo istantaneo, non si protrae oltre il tempo dell’accertamento e non è soggetto a conservazione”.

In sostanza, De Pascala nega il tracciamento generalizzato sulle persone in quarantena”, parlando solo di “un’opzione proposta alle persone che sono state selezionate per ricevere il controllo. Queste persone sono quindi totalmente consapevoli, consenzienti e sono loro stesse ad inviare agli operatori di polizia locale la loro posizione”.

 
 
 
 

Ma la spiegazione non è bastata al parlamentare Jacopo Morrone, segretario della Lega Romagna: “All’inizio – scrive in una nota – ho creduto fosse un fake, poi invece leggendo fonti autorevoli mi sono convinto della veridicità della notizia. La polizia locale sarebbe stata autorizzata a geolocalizzare le persone in quarantena. Trovo comunque sorprendente che il comandante della Polizia locale abbia assunto questa decisione discutibile senza avere avuto l’autorizzazione dell’amministrazione comunale. Uno scivolone pericoloso che credo i ravennati non si meritino dopo aver sopportato due anni di restrizioni, regole burocratiche assurde e una sanità in uno stato di caos. Ci ribelliamo ad una situazione che assomiglio a quella chiamata da qualcuno di ‘sorveglianza di massa’ da cui non ci si può difendere e che pervade tutto, compresa la vita privata delle persone mettendo sotto tutela la libertà individuale in nome di un bene collettivo che, tuttavia, non è tangibile ed è stabilito unilateralmente dall’autorità pubblica. Non esagero, se si cede su questi principi dello stato di diritto si rischia la sorveglianza perenne”.

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