“Una reazione scomposta, ma non un reato”. Così il gip di Ferrara Danilo Russo ha archiviato l’indagine a carico del presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, accusato di abuso d’ufficio e tentata concussione dopo un esposto presentato dal sindaco di Jolanda di Savoia, nel Ferrarese, Paolo Pezzolato.
Una “sentenza” ampiamente attesa, ma comunque un bel sospiro di sollievo per Bonaccini che, poche ore dopo il pronunciamento, ha detto: “Avrò tanti difetti, ma sulla mia onestà e correttezza non transigo, così come sul fatto che da presidente ho sempre agito e scelto per l’interesse generale, mai discriminando cittadini, organizzazioni o enti sulla base di appartenenze politiche o altro. Bene o male non spetta certo a me dirlo, ma su onestà e correttezza lezioni non ne prendo”.
La vicenda era deflagrata pochi giorni prima delle elezioni regionali del 2020, quelle che vedeva opposti Bonaccini e la leghista Lucia Borgonzoni. Il Governatore era accusato di aver fatto pressioni affinché la vicesindaca del Comune ferrarese, Elisa Trombin, ritirasse la propria candidatura nel centrodestra e di aver ordinato per ‘vendetta’ la revoca di tre dipendenti di altri Comuni assegnati all’amministrazione di Jolanda.
Secondo la Procura, però, al di là della testimonianza del sindaco di Jolanda Pezzolato, queste accuse non erano sostenute da prove documentali sufficienti e per questo era stata richiesta l’archiviazione, disposta ieri dal gip a tre mesi di distanza dall’udienza.
Tuttavia, pur riconoscendo che i comportamenti di Bonaccini non configurano reati, nella sua ordinanza il gip scrive che le parole rivolte dal presidente della Regione a Trombin (“se vinco io tu e il tuo Comune siete finiti”), si possono considerare “una scomposta reazione ad una notizia assai sgradita”. Reazione che però, chiosa il giudice, “non lascia trasparire, nemmeno in controluce, la presenza di pressioni volte ad indurre Trombin a ‘rivedere’ la decisione di candidarsi con lo schieramento politico avversario”.
