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Strette tra la morsa del carovita e le severe restrizioni anti-Covid, anche le piscine dell’Emilia-Romagna, per la prima volta, proclameranno domenica prossima uno sciopero.

Una “misura estrema” decisa insieme al coordinamento nazionale dei gestori degli impianti. A spiegarlo è Roberto Veroni del coordinamento regionale, attivo da 20 mesi e che a gennaio si è costituito in associazione. Tra le norme stringenti imposte dalla pandemia e il caro-bollette, spiegano i gestori, la situazione economica delle piscine è sull’orlo del default.

 
 
 

Per questo l’associazione formula una serie di richieste, per salvare un settore che solo nella nostra regione conta circa 30.000 addetti e centinaia di migliaia di utenti. 

In 23 mesi di pandemia, sottolinea il Coordinamento dell’Emilia-Romagna, le piscine sono rimaste chiuse in tutto per 11 mesi e oggi sono alle prese, da una parte, con la recrudescenza della pandemia che sta causando “una riduzione del 50% dell’utenza” e, dall’altro, con l’aumento dei costi dell’energia che ha provocato “aumenti fino al 100%” nelle bollette.

Alla Regione, spiega Luca Bosi del coordinamento regionale, “chiediamo che si metta subito in campo un altro bando per ristori a fondo perduto” e che venga rinnovato il bonus piscine. Al governo, invece, la richiesta è di un contributo da 150 milioni di euro “per calmierare la situazione”, l’estensione dell’ecobonus 110% agli impianti natatori e l’inserimento delle piscine da parte del ministero negli aiuti previsti per gli impianti energivori contro il caro-bollette. Infine, a livello sia nazionale sia regionale, “chiediamo agli enti pubblici di farsi promotori di un piano di riequilibrio economico-finanziario” a sostegno dei gestori degli impianti.
“Solo così possiamo continuare a garantire lavoro agli addetti e i servizi agli utenti”, afferma Bosi.

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