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I romagnoli, si sa, sono un popolo di insaziabili mangiatori. Eppure pochi sanno che era di Cesenatico il più grande “digiunatore” della storia. Si chiamava Giovanni Succi e la sua storia ce la racconta Enzo Fileno Carabba nel romanzo “Il Digiunatore” (Edizioni Il Ponte Alle Grazie), uscito a dicembre dello scorso anno.
Nato a Cesenatico Ponente nel 1850 Succi fu, appunto, il più grande digiunatore di tutti i tempi. Dopo che la sua famiglia andò in rovina, partì per l’Africa in cerca di fortuna. Ma dopo una serie di iniziative commerciali finite male, in Africa non incontrò la Dea Bendata bensì la malaria. Rischiò di morire, ma uno stregone gli insegnò l’arte di digiunare e si salvò. Così, pur provenendo da una terra di voraci mangiatori, ed essendo lui stesso una buonissima forchetta, scoprì che digiunando non solo poteva accrescere la vigoria del suo corpo e tenere lontane le malattie, ma ci poteva anche guadagnare.

 
 
 
 

Così, tornato in patria, cominciò ad esibirsi nella sua arte: quella appunto del digiuno. I ristoratori lo assumevano, lo chiudevano all’interno di una gabbia posizionata al centro del loro locale e lo esibivano come fenomeno da baraccone.

La seconda metà dell’Ottocento, del resto, fu terreno fertile per ogni tipo di personaggi di questo tipo. Il Circo Barnum faceva parlare di sé per ogni dove grazie ai suoi fenomeni. E Succi non fu certo l’unico digiunatore di cui si ha notizia in quel periodo. 

Ma, a quanto ci dice Carabba, fu il più grande di tutti, studiato addirittura dai più importanti medici del tempo, nonché da uno stuolo di dottori che si occuparono di lui nel corso di una sua performance fiorentina.

Un personaggio di cui parlarono tutti ma che fu dimenticato frettolosamente, tanto che a ricordarlo resta soltanto una via a Cesenatico. E, oggi, questo bel romanzo.

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