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Dopo tre mesi mesi di silenzio social (“troppe minacce ricevute”), intervallati solo da qualche post, a metà febbraio Don Mirco Bianchi è tornato a farsi sentire su Facebook. E lo ha fatto con un duro anatema che prende spunto dalla guerra in Ucraina. O meglio, l’aggressione russa gli è servita come spunto per condannare una guerra meno reclamizzata ma – a suo dire – più letale, quella che non usa armi, ma un farmaco, la RU486, meglio conosciuta come “pillola abortiva”.

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“E’ una bomba lanciata nel corpo umano – scrive nel suo ultimo post – ed uccide innocenti”.

Per il sacerdote di Cesenatico e Gatteo Mare “È giusto difendere la vita in guerra, in pace, nel grembo materno. Sempre”.

E ancora: “È vero: aborto e guerra sono due livelli diversi. Come ho già condannato chiaramente in passato l’aborto, così ora non ho problemi a condannare la guerra. Ma questo mi fa molto riflettere: è possibile che le vittime innocenti abbiano dei diritti inascoltati? Io penso realmente di sì”.

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